Bologna, 28 gennaio 2025 — Andrà in onda stasera alle 22, su Sky Crime e in streaming su Now, il docufilm su Saman Abbas, il 18enne di origini pakistane uccisa dalla propria famiglia il primo maggio del 2021 a Novellara di Reggio Emilia. Dopo il ritrovamento del suo corpo in un casolare di Novellara, il 27 novembre, in una fossa non lontana dalla casa dove viveva, sono stati condotti a processo, con la condanna dell’ergastolo, i genitori Shabbar Abbas e Nazia Shaheen.
Di 14 anni la pena invece dello zio paterno Danish Hasnain, mentre è arrivata l'assoluzione per i cugini Ikram Ijaz e Nomanulhaq Nomanulhaq. Abbas è stata uccisa per essersi opposta a un matrimonio combinato con un cugino in Pakistan. Fra un mese, il 27 febbraio, a Bologna, prenderà il via il processo di appello per i genitori e lo zio della ragazza, ora tutti detenuti in Italia dopo periodi di fuga all’estero.
Il documentario di Gabriele Veronesi e Luca Bedini è già stato premiato come ‘miglior progetto e vincitore del Premio Bio2B’, oltre al miglior documentario a Visioni Incontra 2023. Il racconto - prodotto da Pongofilms per Hearst Networks Italia e con il sostegno dalla Film Commission Emilia-Romagna - riparte dove tutto è cominciato a Novellara, cittadina multiculturale di 13 mila abitanti, simbolo di integrazione e coesistenza pacifica, dove nel 2000 è sorto anche il primo tempio Sikh d'Italia, uno dei più grandi d'Europa.
“Come tutti, avevamo letto di Saman sui giornali - sono le parole di Luca Bedini all’Ansa - Pensavamo fosse solo una storia crime, invece siamo entrati in un mondo di tradizioni, immigrazione e temi sociali estremamente complesso, che vive accanto a noi, nelle nostre città, ma ci resta nascosto e sconosciuto”. Nel documentario ci saranno interviste inedite, materiali d'archivio e carte processuali. Verrà ricostruito l'humus dell’omicidio, ascoltando cronisti e chi fu vicino a quella vicenda: l'allora sindaca di Novellara, Elena Carletti, e il parroco Don Giordano Goccini.
“In qualche modo a noi italiani va benissimo che quel mondo resti 'chiuso in sé - prosegue il regista - perché, ad esempio, i pakistani sono grandi lavoratori, svolgono compiti che noi italiani rifiutiamo, sono rispettosi delle regole. Anche la famiglia di Saman non aveva mai dato problemi, ma si portava dietro un retaggio pesantissimo. Gli immigrati di prima generazione non ce la fanno a integrarsi e forse non vogliono neanche, pensano a tornare nel proprio Paese. I figli restano a metà tra due mondi”. E ancora: “In quelle carte abbiamo conosciuto anche lei - prosegue Bedini -. La sua è una storia straziante, fatta di occasioni mancate. I servizi sociali e i carabinieri hanno cercato in molti modi di aiutarla, ma era sola e quella fine sembrava inevitabile”.
“Abbiamo raccontato questa storia nella sua complessità - è il pensiero a riguardo di Gabriele Veronesi - per far emergere non solo il suo omicidio, ma anche le storie di chi ne è stato colpito”. Questa infatti non è una tragedia che appartiene solo a una famiglia e il documentario raccoglie, “forse per la prima volta”, anche la testimonianza diretta di Amina (nome di fantasia) una giovane che avrebbe potuto essere una ‘seconda’ Saman. “Ci ha parlato con il volto oscurato - dice Bedini - Oggi si è riavvicinata ai genitori, ma per sicurezza li incontra solo in luoghi pubblici”. La speranza è che, grazie a questo film, “qualcosa rimanga nella memoria collettiva e non scivoli via cinicamente - conclude il regista - Ricordiamoci che solo nel 1981 da noi è stato abolito il delitto d’onore. Anche per le ragazze italiane è importante sapere cosa significa combattere per la propria libertà”.