Reggio Emilia, 4 settembre 2024 – È stato letteralmente preso d’assalto dal pubblico dell’Arena Stalloni, ieri sera, Alessandro Borghi, l’attore romano protagonista del film diretto da Gianni Amelio: “Campo di Battaglia”.
Entrambi presenti alla fine della proiezione del film, proposto in anteprima e in concorso alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Una serata sold out, con la sala già gremita dopo solo pochi minuti dall’apertura delle porte, per conquistare i posti più vicini allo schermo.
Una vera folla si è accalcata intorno ad Alessandro Borghi a conclusione della lunga serata, per salutarlo, fotografarlo e strappargli un selfie.
Tante le curiosità e gli apprezzamenti espressi dal pubblico, al quale il regista e il protagonista del film hanno risposto con grande ironia e simpatia, rimbalzandosi battute tra loro.
"Ho conosciuto Alessandro alcuni anni fa, proprio ad un Festival di Venezia – ha raccontato Gianni Amelio – e subito ho pensato a lui come protagonista di un mio progetto. In realtà il personaggio di Giulio, che Alessandro interpreta, è stato costruito proprio su di lui, che ha la meravigliosa caratteristica di lasciarsi plasmare. Il provino l’ho fatto io, per capire se fossi in grado di dirigerlo e accompagnarlo nel percorso che ci aspettava"
Alessandro Borghi ha poi svelato come ha fatto suo l’accento veneto: "Non vengo dall’accademia e la mia è una recitazione di pancia, che spesso mi fa prendere strade un po’ alternative nell’acquisire accenti e atteggiamenti. Questa volta la fortuna mi ha fatto incontrare un barista veneto e mi sono detto: è lui il mio coach. Così si è licenziato e mi ha seguito sul set".
La pellicola di Amelio ripercorre l’ultimo stralcio della Grande Guerra. Siamo nel 1918 e l’esito di Caporetto ha portato devastazione ovunque. Ma il film non racconta di battaglie e fronti, di cui si percepisce soltanto l’orrore.
Guarda alla Prima Guerra Mondiale, da un’altra angolatura: quella di un ospedale in cui due giovani ufficiali medici cercano di curare soldati feriti da rispedire in trincea, dove si combatte corpo a corpo guardando il nemico negli occhi.
Soldati feriti, pieni di paura, poco più che bambini che vogliono solo tornare a casa. Anche facendosi del male per non essere più abili.
In una babele di dialetti che non impedisce loro di capirsi e comprendersi.
E intanto incombe la Spagnola, che nel racconto di Amelio crea grande turbamento perché capace di evocare la recente pandemia di Covid. Il film è un grido di pace contro ogni guerra.