Reggio Emilia, 25 maggio 2024 – E’ cominciato il concerto più atteso dell’anno. A Reggio Emilia la rock band più famosa al mondo, gli Ac/Dc, ha infiammato i 100mila della Rfc Arena.
Il popolo pacifico del rock, del sano rock’n’roll, come un fiume aveva percorso il lungo cordone transennato che conduce alle entrate, aperte prima delle 11 di mattina – contrariamente al programma che prevedeva l’apertura dei cancelli alle 12 – per permettere il lento, composto fluire delle persone all’interno della Rcf Arena.
E tra l’onda di fan che ha riempito l’Rcf Arena anche due amanti del rock d’eccezione, come Piero Pelù e il chitarrista dei Maneskin Thomas Raggi (leggi qui l’intervista).
Una famiglia dorme ancora sull’erbetta vicina alla rotonda che segna l’ingresso dell’area, su via dell’Aeronautica, per venire irrimediabilmente svegliata dal vociare dei tantissimi fan intorno a loro, fra cui gruppetti di ‘riot girls’, nostalgici, millennials ribelli. La scenografia delle prime decine di migliaia in direzione arena emanava grinta e passione indiavolata, con quelle simpatiche corna rosse sulle teste. Sui visi dei centomila spettatori appare il sorriso di chi è arrivato a meta, e ora potrà esplodere nel delirio collettivo generato dagli Ac/Dc.
Per tanti non è questo il primo concerto della band australiana a cui assistono, anche se sale al rango di più importante. Definitivo. La venue reggiana è l’unica data nel nostro Paese per il ‘Power Up Tour’ e le canzoni dell’ultimo album rimangono ancora relativamente poco ascoltate dal vivo, se pensiamo che il disco era uscito nel 2020.
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“Veniamo da Bologna, saremo nella Green – gergo da Campovolo, per Alex Boriero, studente di 20 anni, giunto insieme a un amico di 46 – siamo arrivati in macchina proprio oggi, tutto bene sino a qui”. In ragione dell’età, Alex segue gli Ac/Dc da quando è nato. C’è chi dice di seguirli dal primo giorno, lasciando immaginare quale potrebbe essere: il giorno della nascita? Del concepimento nella pancia della mamma? Si sa che il rock, e l’hard rock non fa eccezione, è come una ‘fede’. Un nutrimento primordiale. D’altra parte, la potenza dei suoni che è in grado di sprigionare è stata già sdoganata come ancestrale da più di uno studioso. “Vorremmo sentire ‘T. N. T.’ negli encore. Ma anche ‘For Those About to Rock’, dice tutto d’un fiato un compagno di fila. Colorata, allegra, entusiasta di esserci è la comitiva di amiche proveniente da Brescia e formata da Giusi, Ivana e Guada, diminutivo di Guadalupe, Paese di origine.
Salvo segue le sue amiche sulla rampa di lancio per questo sogno rock’n’roll: mancano poche centinaia di metri, ormai, e il lungo boulevard della Rcf Arena sarà loro, in attesa di collocarsi finalmente nelle Orange e Yellow Zone. “Viaggiamo dai 20 ai 45 anni!”, gridano entusiaste. Dietro, una signora in occhiali scuri e maglietta brandizzata Ac/Dc non vuole essere da meno: “Fra noi ci sono persone di 60 e 22 anni”. Ci fanno notare che l’anno scorso, per Harry Styles, c’era ben altra situazione. Pieno luglio, punte di 38-42 gradi, con grandinata il giorno del concerto in pieno pomeriggio e assembramenti di teenager impazzite dalle prime luci dell’alba, al pensiero di poter abbracciare il loro idolo o potere solamente entrare nel suo campo visivo. Oggi, ieri, per gli Ac/Dc, un pubblico delle grandi occasioni, eterogeneo per età ma unito compatto in un grande amore per il rock che scorre impetuoso nelle vene. E che ieri sera si è fatto sentire fin dentro l’esagono.