Da qualche parte in Sicilia, un padre insegna ai suoi tre figli a sgozzare una pecora: il maggiore non ne ha il coraggio, all’unica femmina non viene permesso e il più piccolo si rassegna a farlo, consapevole di non potersi sottrarre al proprio destino. Così inizia il racconto che i registi Fabio Grassadonia e Antonio Piazza fanno della storia di Matteo Messina Denaro nel film "Iddu. L’ultimo padrino".
Registi che, stasera alle 21, sono ospiti al cinema Rosebud per parlare con il pubblico del film. Figlio minore del boss Gaetano e capo di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro era chiamato "u pupu". Mentre l’ex sindaco, assessore e consigliere comunale Catello Palumbo era soprannominato "il preside": per sottolineare non solo il suo passato come dirigente scolastico, ma anche il livello culturale più elevato. Così, quando Palumbo esce dal carcere, sommerso dai debiti, i servizi segreti gli fanno un’offerta: quella di stanare Messina Denaro dalla latitanza e renderne possibile la cattura, attraverso una corrispondenza di pizzini. "Iddu" vede Elio Germano – già ospite del Rosebud, alcuni giorni fa, per presentare il film "Berlinguer. La grande ambizione" - in un’altra straordinaria prova attoriale. Il film esce dagli schemi a cui si è abituati quando il tema è la mafia. Non ci sono sparatorie, vendette o colpi di scena, ma un ritratto del lento declino umano e morale di uno dei boss più potenti di Cosa Nostra. Il film, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, segue le vicende della latitanza di Denaro, ormai vecchio e malato, nascosto in una Sicilia immobile e afosa. E dell’amico di famiglia Catello Palumbo (uno straordinario Toni Servillo), politico decaduto.
Stella Bonfrisco