
Ventasso, vuote sette case su dieci: "Senza servizi la gente se ne va"
Case sempre più vuote in alto Appennino, nella maggior parte dei casi si tratta di abitazioni ereditate ed utilizzate come seconde case e in qualche caso abbandonate. Dal nuovo studio della Fondazione Openpolis, si riscontra una realtà abitativa nota agli amministratori della montagna: i giovani sono emigrati per lavoro e tornano al paese solo per brevi periodi di vacanze, la popolazione anziana naturalmente diminuisce, case chiuse e luoghi abbandonati. Più si sale verso il crinale dell’Appennino e più aumenta il numero delle abitazioni vuote, un trend inarrestabile che evidenzia un divario che raccoglie in sè le difficoltà del vivere in montagna. Ad esempio nel comune di Viano sono registrate 2.295 case di cui 795 vuote pari al 34,6%; analogamente il comune di Vezzano dispone di 2.531 case di cui solo 710 vuote pari al 28,1%. Contrariamente a quello che accade ai comuni del crinale dell’Appennino reggiano: il comune di Villa Minozzo dispone di 5.115 abitazioni di cui 3.281 vuote pari al 64,1%; il comune di Ventasso è bandiera nera con 7.618 case di cui 5.491 vuote pari a 72,1%. I sindaci dei sette comuni dell’Unione conoscono benissimo i motivi dell’abbandono; del resto lo sapevano anche i loro predecessori e più di tutti lo sanno gli abitanti dei paesi della montagna con servizi a metà.
Per il sindaco di Ventasso, Enrico Ferretti è comprensibile il divario delle case vuote fra il comune di Vezzano 28,1% e il Ventasso il 72,1% con il 44% delle case vuote in più. "La gente va dove trova lavoro e dove i servizi funzionano, - afferma Ferretti – noi in montagna, se vogliamo che anche i giovani restino, abbiamo bisogno di infrastrutture. Si sono persi almeno 30 anni e se andiamo avanti così saremo sempre in meno e avremo sempre più case vuote o abitate da piche persone anziane. Come sindaci dell’Unione dobbiamo essere tutti d’accordo e insistere sulle infrastrutture: la banda larga doveva essere completata già alcuni anni fa mentre non funziona nulla e anche la ricezione in montagna è qualcosa di impossibile. Poi ci sono le infrastrutture viarie rimaste all’epoca feudale: abbiamo la statale 63 da Castelnovo al Valico del Cerreto, le provinciali per i passi Lagastrello e Pradarena inadeguate. Occorre lavorare insieme anche sulle fondovalli del Secchia e dell’Enza dove la provinciale Ramiseto-Vetto attraversa il guado del Lonza".
s.b.