GABRIELE GALLO
Cronaca

Una reggiana in Mongolia: "Insegno la lingua italiana. Qui tanti giovani sognano di venire nel nostro Paese"

L’insolita esperienza di Sara Treviglio, docente in una scuola di Ulaanbaatar "Sono affascinata dal loro legame con la natura. Come socializzo? Col... karaoke" .

L’insolita esperienza di Sara Treviglio, docente in una scuola di Ulaanbaatar "Sono affascinata dal loro legame con la natura. Come socializzo? Col... karaoke" .

L’insolita esperienza di Sara Treviglio, docente in una scuola di Ulaanbaatar "Sono affascinata dal loro legame con la natura. Come socializzo? Col... karaoke" .

Un’esperienza di vita e professionale decisamente insolita. È quella che sta vivendo Sara Treviglio, insegnante 29enne di Rivalta, che lo scorso ottobre è partita per la Mongolia per insegnare la lingua italiana ai giovani locali.

Perché i giovani mongoli desiderano imparare l’Italiano? "Per motivi di studio, principalmente. Molti puntano a iscriversi in università quali Perugia o Torino. Sono interessati ad ambiti quali le belle arti, ma anche economia e management".

Lei invece ha scelto di insegnarlo a 9.000 km da Reggio. "Da laureata in Lingue Orientali con tesi sulle minoranze mongole in Russia, volevo fare un’esperienza in loco. L’università Ca’ Foscari di Venezia cercava docenti di italiano, mi sono candidata, sono stata ricontattata e dopo poche settimane ero sull’aereo per la Mongolia".

Conosceva già la realtà di quel Paese? "In parte sì. Mi sono specializzata sulle popolazioni ugrofinniche e durante un periodo di studi in Russia ho deciso di dedicare la tesi ai Buriati, un popolo di origine mongola residente in Siberia".

Dove tiene il suo corso? "A Ulaanbaatar, la capitale. Collaboro con la Da Vinci Italian School".

Ha avuto modo di entrare in contatto con i mongoli e la loro cultura? "Le occasioni esistono, basta non farsi intimorire dalla loro iniziale diffidenza. Mostrarsi disponibili a imparare la loro lingua apre molte porte, perché l’uso dell’inglese talvolta li intimorisce. Uno dei miei primi contatti è stata la mia insegnante di lingua mongola, Batjargal. Come me è specializzata in slavistica e per tale ragione ci siamo intese fin da subito. Grazie a lei, e alla mia collega italiana Giulia che è qui da prima di me, ho appreso diversi aspetti della cultura mongola, alcuni piuttosto curiosi".

Per esempio? "Pestare il piede a qualcuno, anche accidentalmente, è un bel guaio, e i mongoli si affrettano a scusarsi ogni volta accada".

Cosa sta imparando ad apprezzare dei loro costumi? "Mi affascina molto il loro forte legame con la natura. Secondo i mongoli essa pensa, parla, può persino offendersi. Ancora oggi i quelli che vivono in città, in circostanze particolari offrono un po’ di latte agli spiriti locali prima di consumare un pasto. È un atto di condivisione e di armonia tra uomo e ambiente".

Come si svolge il suo lavoro di docente? "Tra lezioni frontali ed altre più pratiche, con situazione concrete nelle quali i miei studenti devono parlare italiano. Ho dei manuali a cui fare riferimento, ma la gestione della didattica è interamente affidata a noi insegnanti. Ho quattro classi, con circa una ventina di alunni ognuna".

Le sue giornate ‘tipo’? "Durante la settimana l’insegnamento occupa quasi tutto il mio tempo. Preparo le lezioni, mi confronto con le mie colleghe, assieme organizziamo attività per i nostri studenti. Nel tempo libero cerco di imparare la lingua e di calarmi il più possibile nella realtà in cui vivo. Evito di frequentare ambienti troppo turistici preferendo posti frequentati dai mongoli. Quando mi è possibile mangio in piccoli chioschi in cui puoi trovare esclusivamente cibo tipico. C’è sempre qualcuno che vuole scambiare quattro chiacchiere".

Quale è il modo più semplice per attaccare bottone? "I mongoli sono un popolo dalla grande tradizione musicale ed amano cantare. Il karaoke, per esempio, è un ottimo strumento di socializzazione".

Quali le maggiori difficoltà? "Noi occidentali siamo abituati a essere al centro del mondo, ad avere qualcuno che parla la nostra lingua e che ci guida quando affrontiamo situazioni difficili. Qui non è così. Sei sola con te stessa e si aspettano un certo grado di adattamento".

E lei a cosa si sta adattando? "La Mongolia è un Paese che non programma. Vive secondo un ritmo naturale. Il domani non esiste nella mente dei mongoli. Il rispetto delle scadenze non è il loro forte, diciamo...".

Con il cibo come se la cava? "I prodotti occidentali non mancano e non è difficile trovare del buon vino italiano, ma i prezzi sono astronomici. Fortunatamente non ho mai avuto problemi ad adattarmi a cibi insoliti. Uno dei primi prodotti che ho provato è il Süütei Tsai, una bevanda a base di latte e tè, leggermente salata. I mongoli la bevono durante i loro pasti e, specialmente d’inverno, è fondamentale per affrontare le temperature quasi artiche. L’alimento base è la carne, le tribù nomadi la consumano anche a colazione. Per i mongoli mangiare è questione molto seria, specie quando di mezzo c’è la salute. Di recente sono stata parecchio indisposta, per aiutarmi i colleghi mi hanno subito offerto una zuppa, chiamata Bantan, a base di farina e carne, e si sono assicurati che la mandassi giù sino all’ultimo cucchiaio. Tra le bevande tipiche c’è l’Airag, latte fermentato di giumenta. Posso assicurarvi che è un’esperienza...".

Come ha trascorso il Natale? "Qui è un mero evento commerciale, quindi al mattino ho lavorato. Il pranzo di Natale però l’ho fatto con tutti i crismi con Morgan, una cara amica americana. Però anche per i mongoli questo è periodo di celebrazioni e lo vivrò assieme a loro".

E l’arrivo del 2025? "La loro festa più importante è il Tsagaan sar, il Capodanno lunare. Insieme ai miei amici mongoli abbiamo preparato i buuz, ravioli ripieni di carne, accompagnati da vodka al latte".

C’è una comunità italiana? "A Ulaanbaatar c’è l’ambasciata, molto attiva nell’organizzare eventi culturali. Ma quasi tutti gli italiani qui sono diplomatici o insegnanti, con permanenza breve. Perciò non c’è una vera e propria comunità e neppure interesse a integrarsi con la società mongola. Tra i due Paesi non esistono per ora scambi culturali significativi. La mia speranza è che questo possa cambiare".

Lei vorrebbe restare a lungo? "Il mio contratto scadrà tra un anno. Poi si vedrà...".