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Il presidente Michele de Pascale
di Cristina DegliespostiBOLOGNAIl primo braccio di ferro in maggioranza in Emilia-Romagna si consuma proprio alla vigilia della riunione tecnica, al ministero delle Infrastrutture, sulla diga di Vetto, convocata da Salvini per verificare lo stato dell’arte alla luce dei fondi stanziati due anni fa (3,2 milioni). Ad alzare il tiro del dibattito, con una presa di posizione che suona come un aut aut al governatore Pd Michele de Pascale, sono i portavoce regionali di Europa Verde, forza che ha sostenuto il dem nella corsa elettorale solo due mesi fa fa. Silvia Zamboni e Paolo Galletti annunciano infatti che il partito ambientalista, da sempre contrario alle ipotesi "di devastazione dei torrenti appenninici e relativi territori per realizzare mega invasi", non potrà che "dissociarsi da scelte della maggioranza contrarie alle nostre storiche posizioni".
I fari sull’opera, attesa da decenni, si sono riaccesi di recente. Prima con l’intervento del ministro Matteo Salvini che ha sollecitato un’accelerazione della fase progettuale. Poi con quello dell’Autorità di Bacino del Po, che sta realizzando un studio di fattibilità pronto a fine anno. Europa Verde non sente però ragioni: "Questa infrastruttura è estremamente costosa e richiede una decina di anni. E in questo lasso di tempo cosa facciamo?". I due rinviano a de Pascale, chiarendo di essere "favorevoli ad interventi di piccola scala e diffusi" e bollando come "costosi e devastanti progetti dettati dalle lobby del cemento e da potentati locali" come quello datato anni ’80 per Vetto.
"Rispetto tutte le opinioni personali di tutti, ma noi abbiamo sottoscritto un programma di mandato con Alleanza Verdi Sinistra, che è rappresentato in consiglio regionale, e le altre forze della coalizione che non esclude assolutamente a priori l’intervento della diga di Vetto", replica il governatore, ponendo così l’attenzione su un unico interlocutore, il consigliere Paolo Burani e il suo eventuale voto. Per de Pescale lo studio in corso deve "valutare preventivamente tutte le alternative, che possono essere anche anticipazioni che diano risposte in tempi molto più brevi". Lo studio di fattibilità, infatti, dovrà chiarire con quali opere affrontare la crisi idrica in Val d’Enza e, nel caso di una diga, definirne le caratteristiche, a partire dal dimensionamento. Dato che scomparve dalla risoluzione Mastacchi approvata all’unanimità in consiglio nel 2023, nell’era Bonaccini.