SETTIMO BAISI
Cronaca

Massacrato a sprangate, almeno due indagati. I fratelli: "Ucciso da bestie"

Reggio Emilia: la procura indaga per chiarire la dinamica del delitto di Villa Minozzo. Lo strazio dei familiari della vittima: "Non ha affrontato i suoi aggressori"

Stefano Daveti aveva 63 anni

Stefano Daveti aveva 63 anni

Reggio Emilia, 27 giugno 2024 – Ci sono almeno due indagati per la morte di Stefano Daveti, lo spezzino di 63 anni morto in ospedale a Parma dopo la brutale aggressione subita nella sua abitazione a Morsiano di Villa Minozzo dove risiedeva da 10 anni. I fratelli della vittima, Renzo e Andrea, si sono affidati in questa prima dolorosa e delicata fase all’avvocato Andrea Lazzoni.

Approfondisci:

Ammazzato a sprangate in casa, la procura: è omicidio volontario

Ammazzato a sprangate in casa, la procura: è omicidio volontario

"Per certo Stefano è stato trovato in casa colpito selvaggiamente alla testa. In questi casi anche l’autopsia potrà dare risposte, se i colpi si sono rivelati letali e se un’eventuale immediatezza nei soccorsi avrebbe potuto salvare la vita a Stefano. Di certo quando è arrivato in ospedale il suo stato era irriconoscibile quindi si presume con quale violenza sia stato letteralmente massacrato", dice il legale.

"In lutto la comunità di La Spezia per la crudele uccisione, immotivata, del 63enne Stefano Daveti, un artista mite che voleva, con l’arte, combattere la violenza e invece proprio lui è stato massacrato di botte". Così il suo amico Jacopo Benassi, artista, fotografo di fama internazionale che è cresciuto artisticamente a La Spezia con i fratelli Stefano e Renzo Daveti. La brutta vicenda di Morsiano di Villa Minozzo, dove Stefano Daveti si era ritirato per vivere in libertà fuori dallo stress cittadino, lascia un segno indelebile nell’Appennino reggiano. Il fratello di Stefano, Renzo Daveti, anche lui artista e musicista molto nota a La Spezia, nella sua disperazione, cerca conforto nel ricordo di Stefano e nelle parole degli amici comuni.

"Mio fratello ha lottato contro tutte le violenze pacificamente – afferma Renzo – adottando sempre mezzi non violenti per ribadire la sua libertà. Ora che l’hanno eliminato, saranno contenti quelli che speravano di non vederlo più. È stato barbaramente ucciso in luoghi che hanno visto centinaia di uomini combattere i soprusi del nazifascismo. Stefano era un uomo che amava l’umanità, non ha affrontato i suoi aggressori, ho visto le sue mani di artista in ospedale, un uomo di pace. Ho visto il suo volto tumefatto colpito da queste bestie piene di rancore e odio. Abbiamo deciso, quando ci sarà restituita la sua salma, di seppellirlo lassù in montagna a Villa Minozzo con un funerale laico dove tutti potranno esprimere, con letture, canti e poesie, il ricordo di un artista, persona di pace amata da tutti".

L’amico fotografo Jacopo Benassi, quando ha avuto la notizia della morte di Stefano ha pianto tutto il giorno e a consolarlo con una telefonata anche la sua amica Asia Argento. "Con Stefano e suo fratello Renzo abbiamo fatto un percorso di giovinezza insieme – spiega Benassi – due persone di grande cultura conosciute e stimate non solo in città ma ovunque. Stefano ha lasciato in Sardegna delle opere che resteranno per sempre in sua memoria. Stefano voleva combattere la violenza con l’arte ed è stato sconfitto. Per noi non è morto perché l’arte non muore mai, anzi sarà sempre più presente in mezzo a noi, perché Stefano era una persona libera e buona che ha voluto affrontare il mondo violento da solo e, purtroppo, non ce l’ha fatta, ne è uscito massacrato".