Tutti ’pazzi’ per Alessandro Borghi. Una folla per il film di Gianni Amelio

Sold out all’Arena Stalloni dove martedì sera è stato proiettato ’Campo di battaglia’ "Come ho imparato l’accento veneto? Un barista si è licenziato ed è diventato mio coach" .

Tutti ’pazzi’ per Alessandro Borghi. Una folla per il film di Gianni Amelio

Sold out all’Arena Stalloni dove martedì sera è stato proiettato ’Campo di battaglia’ "Come ho imparato l’accento veneto? Un barista si è licenziato ed è diventato mio coach" .

È stato letteralmente preso d’assalto dal pubblico dell’Arena Stalloni, Alessandro Borghi, l’attore romano protagonista del film diretto da Gianni Amelio: "Campo di battaglia". Entrambi presenti alla fine della proiezione del film, proposto in anteprima e in concorso alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

Una serata sold out, con la sala già gremita dopo solo pochi minuti dall’apertura delle porte, per conquistare i posti più vicini allo schermo.

Una vera folla si è accalcata intorno ad Alessandro Borghi a conclusione della lunga serata, per salutarlo, fotografarlo e stappargli un selfie. Tante le curiosità del pubblico, al quale il regista e il protagonista del film hanno risposto con grande ironia e simpatia, rimbalzandosi battute tra loro.

"Ho conosciuto Alessandro alcuni anni fa, proprio ad un Festival di Venezia – ha raccontato Amelio – e subito ho pensato a lui come protagonista di un mio progetto. In realtà il personaggio di Giulio, che Alessandro interpreta, è stato costruito proprio su di lui, che ha la meravigliosa caratteristica di essere di creta e di lasciarsi plasmare. Il provino l’ho fatto io, per capire se fossi in grado di dirigerlo e accompagnarlo nel percorso che ci aspettava".

Alessandro Borghi ha poi svelato come ha fatto suo l’accento veneto: "Non vengo dall’accademia e la mia è una recitazione di pancia, che spesso mi fa prendere strade un po’ alternative nell’acquisire accenti e atteggiamenti. Questa volta la fortuna mi ha fatto incontrare un barista veneto e mi sono detto: è lui il mio coach. Così si è licenziato e mi ha seguito sul set".

La pellicola di Amelio ripercorre l’ultimo stralcio della Grande Guerra. Siamo nel 1918 e l’esito di Caporetto ha portato devastazione ovunque.

Ma il film non racconta di battaglie e fronti, di cui si percepisce soltanto l’orrore. Guarda alla Prima Guerra Mondiale, da un’altra angolatura: quella di un ospedale in cui due giovani ufficiali medici, amici di infanzia, si trovano divisi da opposte visioni del loro dovere di medico, quando uno di loro comincia a peggiorare in segreto le condizioni dei feriti più gravi affinché essi non possano essere mandati di nuovo al fronte, verso morte certa. E intanto incombe la Spagnola, che nel racconto di Amelio crea grande turbamento perché capace di evocare la recente pandemia di Covid.

Stella Bonfrisco