ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

Tragedia di Renon, assoluzione confermata in appello per il gestore degli impianti

Rito abbreviato per Siegfred Wolfsgruber, il 77enne gestore dell’impianto sciistico in Trentino: doveva rispondere di omicidio colposo per le morti di una bambina e di una madre, entrambe reggiane

La piccola Emily Formisano, di 8 anni, e la madre Renata Dyakowska, 38 anni morte in un incidente sullo slittino al Corno del Renon

La piccola Emily Formisano, di 8 anni, e la madre Renata Dyakowska, 38 anni morte in un incidente sullo slittino al Corno del Renon

Reggio Emilia, 6 giugno 2024 - Una tragedia senza colpevoli. La Corte d'Appello di Bolzano ha confermato l'assoluzione con rito abbreviato per Siegfred Wolfsgruber, 77 anni, gestore dell'impianto sciistico del Corno del Renon, in Trentino: lui doveva rispondere di omicidio colposo per le morti di una bambina e di una madre, entrambe reggiane.

Sulla neve, in provincia di Bolzano, il 4 gennaio 2019, la piccola Emili Formisano, di soli 8 anni, perse la vita sul colpo, schiantandosi contro un albero a bordo dello slittino sul quale c'era la madre Renata Dyakowska, che venne a mancare dopo quaranta giorni di ricovero. Al Renon madre e figlia imboccarono una pista nera, proibita a chi usa lo slittino. Ma sull'assetto e le indicazioni per il pubblico nell'impianto sciistico sorsero roventi polemiche, poi scaturite in una battaglia giudiziaria con diversi colpi di scena. Fece molto discutere il cartello col divieto di imboccare la pista scritto solo in tedesco e il pittogramma molto piccolo. In primo grado il pm Igor Secco chiese 4 mesi di pena, pena sospesa, sostenendo la responsabilità per presunte carenze nella cartellonistica. Il pubblico ministero non ha impugnato il verdetto, ma lo ha fatto invece la Procura generale di Bolzano, così come gli avvocati di parte civile Liborio Cataliotti e Silvia Zandaval, che tutelano cinque parenti. In febbraio il sostituito procuratore generale Donatella Marchesini aveva chiesto di risentire Ciro Formisano, il marito della vittima, alla luce delle dichiarazioni che lui nell'immediatezza rese alla tv, cioè che aveva chiesto alla moglie di non scendere di lì. La difesa, affidata agli avvocati Paride D'Abbiero e Marco Mayr, si era opposta, vedendo accolta la propria richiesta. Ieri il pg Marchesini ha chiesto di nuovo la rinnovazione istruttoria e la condanna a giusta pena, tornando sulla carenza della cartellonistica, mentre le parti civili hanno ribadito la richiesta di danni. La presidente della Corte d'Appello Silvia Monaco ha confermato l'assoluzione pronunciata in primo grado, basata soprattutto su  quanto emerse nella perizia disposta dal gip secondo cui tutti i cartelli in loco, già dalla stazione di partenza, evidenziavano un'unica pista che partiva da quella intermedia.