di Giulia BeneventiEra qui, nelle province di Reggio e Modena e in particolare a Bibbiano, Sassuolo e Polinago, che faceva base l’enorme giro di spaccio messo in piedi da un’organizzazione criminale italo-albanese. All’alba di ieri è stata data esecuzione a quindici misure cautelari, di cui tredici in carcere e due agli arresti domiciliari, per i reati di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti e produzione e traffico illecito di sostanze stupefacenti. Un blitz con perquisizioni anche a Roma, Venezia, Brescia, Parma, Piacenza, Ravenna e Lucca.
Guardia di finanza e polizia di Stato hanno indagato per quattro anni, su delega della Dda di Bologna, arrivando a delineare i confini di un traffico che allungava i suoi tentacoli lungo tutto lo Stivale, con approvvigionamento di stupefacenti oltrefrontiera dal Sud America (Ecuador e Colombia), dai Balcani (Albania e Kosovo) e dai Paesi Bassi. Parliamo di una partita da 23 chili di cocaina, 6 di eroina, 80 di hashish e 240 chili di marijuana, per un controvalore stimato in 8 milioni di euro.
LE INDAGINI
Colombia, 2020: un pacco sequestrato all’aeroporto di Bogotà e contenente 6,5 chili di cocaina riporta un indirizzo di Bibbiano. Già dai primi elementi indiziari la guardia di finanza di Reggio comprende che si tratta di un’organizzazione ben più strutturata di quanto possa apparire. "La squadra mobile di Reggio stava indagando su soggetti che risultavano coinvolti nello stesso traffico, così le indagini si sono intrecciate" spiega il comandante provinciale della guardia di finanza, Filippo Ivan Bixio. "Fondamentali le intercettazioni ambientali – prosegue –. Gli scambi telefonici tra i membri dell’organizzazione avvenivano non spesso ma liberamente, usando cellulari criptati tramite l’applicazione Sky-Ecc. Con un ordine di indagine europeo abbiamo avuto accesso ai server francesi e ottenuto le informazioni che, sulla base di una sentenza emessa dalla Cassazione quest’inverno, potranno essere usate in sede penale".
SODALIZIO CRIMINALE
"Famiglia" è il termine, si evince dalle intecettazioni, usato dai membri dell’organizzazione per identificare il loro sodalizio criminale. Una ’famiglia allargata’ dunque tra albanesi, ’ndrangheta calabrese e criminalità laziale. Alcuni dei soggetti raggiunti dal provvedimento hanno effettivi legami di parentela con personalità di spicco della malavita. È il caso di Domenico Bolognino, figlio di Michele, boss della cosca Grande Aracri, e di Daniele Gatta, genero di Fabrizio Piscitelli noto alle cronache col nome di ’Diabolik’.
FRODE FISCALE
Al filone della droga si aggiunge quello delle false fatture per 5,2 milioni di euro. "È emersa una continuità di rapporto con dieci soggetti, cinque stranieri e cinque calabresi domiciliati in provincia (deferiti alla procura di Reggio, ndr), dediti a frode fiscale per mezzo di sette società – spiega Maria Concetta Di Domenica, comandante del nucleo polizia economica finanziaria della guardia di finanza di Reggio –. Tra queste ne risulta una con sede a Parma, le altre sono nella provincia di Reggio, e tre sono cartiere. Si tratta di piccole ditte individuali attive nel settore dell’edilizia". Accertata dalle indagini anche l’introduzione, dalla Spagna nel territorio nazionale, di 75mila euro in banconote da 500 falsificate.
LA PIAZZA DI REGGIO
"La collaborazione tra forze dell’ordine ha portato ancora una volta a un risultato brillante – è il commento conclusivo del questore di Reggio, Giuseppe Maggese –. Questa operazione conferma d’altra parte il ruolo della provincia di Reggio come piazza di rilievo per il narcotraffico. Una rilevanza che va di pari passo con l’alto profilo economico del territorio, che attira perciò anche molte attività illecite. A Reggio purtroppo non ci facciamo mancare nulla, ma la risposta delle autorità non manca di mostrarsi adeguata".