DANIELE PETRONE
Cronaca

Torture in carcere, ecco il video choc. Detenuto incappucciato e picchiato. Poi lo lanciano in cella mezzo nudo

Le immagini del pestaggio alla Pulce ai danni di un 44enne tunisino che aveva denunciato tutto nell’aprile scorso. La Procura ha chiesto il rinvio a giudizio di dieci agenti della penitenziaria, ma sono 14 gli indagati complessivi.

Torture in carcere, ecco il video choc. Detenuto incappucciato e picchiato. Poi lo lanciano in cella mezzo nudo

Incappucciato con una federa stretta al collo da un agente, mentre altri colleghi in gruppo si muovono attorno come un branco. Poi un calcio all’anca e uno sgambetto per farlo finire a terra. Le guardie gli si gettano addosso, anche calpestandolo. Volano calci, schiaffi e pugni mentre lui resta a volto coperto. Infine viene spogliato dei pantaloni e gettato come fosse un sacco all’interno della cella. Dalla quale poco dopo uscirà un fiume di sangue in seguito alle lesioni che si autoinfliggerà con una lametta, forse per poter essere portato all’ospedale. Verrà soccorso solo un’ora dopo.

Una sequenza agghiacciante che dura circa una decina di minuti mostrata nel video choc ripreso dalle telecamere di sorveglianza interne della casa circondariale di via Settembrini, pubblicato in versione ridotta e coi volti oscurati ieri dall’Ansa che diffonde, per la prima volta, le immagini del pestaggio nel carcere reggiano ’La Pulce’ denunciato da un 44enne tunisino detenuto (che nel filmato – il quale si può vedere sul nostro sito o inquadrando il qr-code in alto nella pagina a fianco – si vede indossare una maglia gialla della nazionale di calcio del Brasile e un paio di pinocchietti di jeans).

Una vicenda – raccontata in anteprima dal Carlino – che risale al 3 aprile 2023. E che ha portato proprio due giorni fa alla richiesta di rinvio a giudizio formulata dal sostituto procuratore Maria Rita Pantani, titolare del fascicolo, per dieci agenti di polizia penitenziari accusati, a vario titolo, di tortura e lesioni oltreché di falso. Già fissata l’udienza preliminare per il 14 marzo davanti al giudice Silvia Guareschi.

Nel registro degli indagati erano stati iscritti inizialmente 14 nomi: le restanti quattro posizioni sono state momentaneamente stralciate, in attesa delle motivazioni del riesame sull’appello promosso dalla Procura su coloro ai quali il gip Luca Ramponi non aveva applicato la misura cautelare. Otto degli attuali imputati sono accusati di tortura aggravata – perché commessa da pubblici ufficiali, con abuso di poteri e in violazione dei loro doveri, causando anche ferite – e di lesioni aggravate. A uno degli agenti, emerge, si contesta anche la recidiva.

Un viceispettore e un assistente capo rispondono solo di falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale: avrebbero attestato circostanze false nelle relazioni di servizio per ottenere l’impunità. Un altro vicesipettore risponde sia di tortura e lesioni sia di falso.

A luglio scorso scattarono anche dieci misure interdittive disposte dal giudice per le indagini preliminari che definì il comportamento dei poliziotti "brutale, feroce e assolutamente sproporzionato". Finora le difese degli agenti hanno sempre sostenuto che la condotta avrebbe configurato non più di un presunto abuso di correzione: a loro dire, i poliziotti non hanno tratto alcun vantaggio dalle loro azioni, usando la forza solo per affrontare l’insubordinazione del detenuto. Ma il video mostra che il 44enne avesse le mani bloccate e non poteva opporre resistenza in alcun modo. E visualizzando le immagini, è legittimo chiedersi: era necessario un trattamento massivo del genere una volta immobilizzato dopo la presunta insubordinazione della quale parlano gli agenti?