Reggio Emilia, 30 gennaio 2022 - Ci si saluta dandosi il pugnetto e alzando il dito medio. La felpa bicolore d’ordinanza, con il cappuccio alzato, ed il parka fino alla caviglia. Gli ‘sbirri ’ nella testa, lo ‘spaccare tutto’. Il ‘prima’ di una ‘fight ’ e il ‘dopo’; quando c’è chi scappa per le strade deserte e silenziose di una notte di mezza estate nella periferia profonda di Reggio; e chi insegue.
La baby gang sfida le istituzioni - Roghi alla ’Dalla Chiesa’, sono stati due ragazzini
Ordinari momenti di vita da strada di una gang a Reggio Emilia. Cortesemente offerti da Tik Tok. Immagini forti, fatte dell’esuberanza tutta giovanile dei 17, 18 anni, condita da linguaggio altamente scurrile, mixata con un sano sottofondo di musica trap: strofe cruente che fotografano la durezza dei sobborghi della città, come se la Canalina, improvvisamente, fosse diventata South Central (uno dei quartieri più violenti di Los Angeles), dove si associano parole ad alta velocità senza significato coerente, ma che devono far emergere una vita in cui, per sopravvivere, bisogna difendersi, da un lato, e contrattaccare dall’altro. Il nemico? Quello in divisa: gli ‘ sbirri di emme ’, da sfidare. Perché solo così, la gang… esiste!
Pericolo baby gang Allarme in zona Canalina
L’ambiente è quello della Canalina. Si riconoscono le case popolari che contornano l’intreccio di vie e viuzze del quartiere. Le immagini immortalano un gruppo di ragazzi, una ventina circa, tutti assieme sulle scalinate di un palazzo, cantare le loro strofe: ‘Casabase drill’. Parole senza senso in apparenza. Ma per questi giovani è l’essere parte di una ‘squadra’ (sbagliata). Di un gruppo (la gang). Dito medio d’ordinanza alzato, oppure distese all’altezza della vita come tanti giovani Tupac ‘de noantri’ . Sono tutti ampiamente conosciuti alle forze dell’ordine. Sono ‘quel gruppo dei cento’, che vengono costantemente mappati e tenuti d’occhio dalla squadra Mobile. L’occhio dei buoni che scruta ogni piccola mossa dei ‘cattivi’. E i cattivi paiono ‘godere’ nel continuare a sfidarli.
Immagini in rapida sequenza. Prima tutti appoggiati a muri di caseggiati popolari: "Ci hanno già denunciati, basta vecchio!", dice uno di loro. Ridendo. Qualche fotogramma più in là e un altro – carnagione olivastra e capello increspato – "Sto aspettando quei c….i che son scappati". L’antipasto, ai piatti ‘forti’ del video. L’irruzione del gruppo in un market di alimentari. Si parla di rubare, e di ‘ spaccare la porta ’ - ripetuto in loop più volte - perché il concetto dello ’spaccare’ deve rimanere impresso. Il gestore è terreo. La gang sorride.
Avanti veloce e ci troviamo alla fermata di un autobus. Tre fotogrammi restano nella memoria: due ragazzi che si auto celebrano all’ingresso del bus; un altro di loro che vi si pone di fronte, sostanzialmente bloccandolo; il conducente che si piega verso il finestrino dal suo lato come per proteggersi o nascondersi. E una volta che il bus si allontana, il momento magico dei thugs reggiani è quello di prendere un cestino dell’immondizia e scagliarlo via. La scorribanda si trasferisce in via Emilia, in prossimità di porta San Pietro "Se arrivano le pattuglie non corriamo assieme eh ". Tattica. E intanto tre di loro si aggrappano ad una trave di ferro e ‘pompano’ come nelle palestre a cielo aperto di Venice Beach. Si torna a ‘casa’. E’ sera, gli scenari tornano ad essere quelli della Reggio suburbana. Ma c’è da lasciare le vestigia del proprio passaggio "Dove vado a p…..e per far vedere che siamo passati? ". La gang è stanca. I ‘drills’ sono finiti. Si torna a Casabase.