di Nicola Bonafini
L’ex vicesindaco di Guastalla, Marco Lusetti, è stato condannato a un anno di reclusione, pena sospesa, all’esito del processo di primo grado sul caso del testamento olografo lasciato dal critico d’arte Alberto Agazzani, morto suicida il 15 novembre del 2015 nella sua casa di via Farini, in cui nominava lo stesso Lusetti suo erede universale. Ieri mattina, nell’aula di tribunale presieduta dal giudice Matteo Gambarati, è andato in scena l’ultimo atto di questa lunga e contorta vicenda processuale. Lusetti, difeso di fiducia dall’avvocato Erica Romani, doveva rispondere di falso in testamento olografo (con il secondo capo d’imputazione, quello della truffa, assorbito in quello principale a seguito della riforma dell’articolo 491 del codice penale). Secondo la procura, Lusetti avrebbe falsificato la firma di Agazzani, e avrebbe, poi, fatto pubblicare il testamento rivolgendosi al notaio Giorgia Manzini. Il pubblico ministero, titolare dell’indagine, la dottoressa Maria Rita Pantani, al termine della requisitoria aveva chiesto una pena di 2 anni e 4 mesi, senza il riconoscimento delle attenuanti generiche. La dottoressa Pantani ha ravvisato: "Un movente di natura economica. Lusetti cerca di avere più soldi possibili. Dal suo stato reddituale risultava nullatenente ed aveva anche chiesto il reddito di cittadinanza". Ma, come conclude il pm Pantani, Lusetti, assieme all’altro grande amico di Agazzani, Carlo Malvolti (‘scagionato’ per essersi sottoposto al saggio grafico che ha escluso la possibilità che fosse lui l’autore del testamento contestato), "hanno commesso un unico errore. L’essersi rivolti a un notaio, Giorgia Manzini, che conosceva Agazzani e che era in possesso di suoi scritti comparativi che l’hanno indotta ad andare in Procura, in quanto pubblico ufficiale, e segnalare un’evidente anomalia".
Tesi rigettata fermamente dall’avvocato Romani che ha chiesto l’assoluzione per Lusetti, o in subordine il minimo edittale della pena, con il riconoscimento delle attenuanti generiche: "Il mio assistito è incensurato ed ha sempre collaborato durante l’indagine ed il processo". La discussione è stata preceduta dalla deposizione della grafologa Nicole Ciccolo di Bologna, incaricata dal giudice di svolgere una perizia calligrafica sui testamenti di Agazzani (quello del 2014 in cui nominava Malvolti erede universale, e quello dell’anno successivo in cui nominava Lusetti). La professionista, parlando in giudizio, ha ricondotto il testamento conteso alla mano di Lusetti: "Con un buon grado di probabilità ma non di certezza. L’imputato non si è voluto sottoporre al saggio grafico, quindi il mio esame calligrafico si è basato su scritti di Lusetti che mi ha consegnato la Procura. Rilevo una significativa somiglianza tra il testamento e la grafia di Lusetti dal punto di vista qualitativo, ma non vi sono sufficienti elementi, dal punto di vista quantitativo, per poterlo dichiarare con certezza". Oltre all’anno di reclusione, pena sospesa, per l’imputato, il giudice Gambarati ha dichiarato la falsità del testamento olografo riferibile all’ex critico d’arte. "Attendiamo il deposito delle motivazioni (in 90 giorni, ndr) e valuteremo se presentare Appello", ha dichiarato l’avvocato Romani al termine dell’udienza.