ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

Tentato omicidio con una bottiglia: “Circondato e colpito al ventre”

Parla in aula la vittima della brutale aggressione dello scorso 16 luglio in viale IV Novembre. Al 26 ghanese dopo la violenza sono stati asportati 70 centimetri di intestino. Imputato un 23enne tunisino

Le immagini dei soccorsi dopo l’aggressione subita lo scorso 16 luglio dal 26enne ghanese

Le immagini dei soccorsi dopo l’aggressione subita lo scorso 16 luglio dal 26enne ghanese

Reggio Emilia, 18 dicembre 2024 – “Sono stato colpito con una bottiglia e accoltellato dopo essere stato circondato dall’imputato e da altri uomini”.  Davanti al giudice dell’udienza preliminare Andrea Rat, lo ha raccontato ieri il 26enne ghanese rimasto gravemente ferito nella prima serata del 16 luglio, in un accoltellamento avvenuto in viale IV Novembre, all’altezza del civico 12.

A seguito delle indagini di carabinieri e polizia di Stato, che avevano analizzato la videosorveglianza, il sospettato era stato identificato e si era costituito in questura.

Nell’inchiesta del sostituto procuratore Valentina Salvi, Sakar Farhat, 23 anni, tunisino senza fissa dimora, incensurato, sottoposto alla custodia cautelare in carcere, deve rispondere di tentato omicidio e di porto di coltello: ora viene giudicato col rito abbreviato condizionato alla deposizione del ferito, avvenuta ieri.

C’è scontro totale sulla ricostruzione dei fatti: secondo gli inquirenti, dopo aver avuto un litigio con il ghanese e aver preso una bottiglia da un cestino, Farhat avrebbe sferrato un fendente al ventre del 26enne, al quale sono stati poi asportati chirurgicamente 70 centimetri di intestino.  Il ferito si è costituito parte civile affidandosi all’avvocato Giuseppe Caldarola.

L’imputato è assistito dagli avvocati Liborio Cataliotti e Luca Sebastiani, secondo i quali si sarebbe trattato di un gesto di “autodifesa”.

Ieri sono stati mostrati in aula i filmati: “Si vede che il nostro assistito raccogliere una bottiglia e cercare di scagliarla contro il 26enne – afferma Cataliotti –. Quest’ultimo ha poi estratto un oggetto con il riflesso dalla luce, cioè un coltelllo con cui ha inseguito il 23enne che si è difeso frapponendo una bici. Poi non si vede una parte; comunque l’imputato dice di aver recuperato il coltello dall’aggressore e di averlo colpito per difendersi”.

I due legali hanno chiesto per Farhat i domiciliari, domanda su cui il pubblico ministero Valentina Salvi e il giudice si sono riservati, mentre l’avvocato di parte civile Giuseppe Caldarola si è opposto: “La domanda di alleggerimento della misura cautelare era già stata presentata e rigettata – spiega Caldarola – senza che la difesa sia neppure ricorsa al Riesame o in Cassazione, e poi non sono emersi elementi nuovi”.

Sulle immagini della videosorveglianza, secondo Caldarola “la difesa ha dato una personalissima interpretazione, e oltretutto ci sono scene che non si vedono. Il mio assistito è stato colpito all’addome in modo profondo: con quel fendente si voleva ucciderlo”.