Temperature record in fabbrica. La Fiom fa l’elenco dei ’buoni’: "C’è chi ha refrigeratori e chi modifica gli orari"

Tra le imprese modello anche colossi come Argo Tractors, Walvoil, Emak, Interpump, Smeg "Non si può scoprire che fa caldo all’inizio di ogni estate come fosse una sorpresa".

Temperature record in fabbrica. La Fiom fa l’elenco dei ’buoni’: "C’è chi ha refrigeratori e chi modifica gli orari"

Temperature record in fabbrica. La Fiom fa l’elenco dei ’buoni’: "C’è chi ha refrigeratori e chi modifica gli orari"

Insieme al caldo, a scoppiare negli ultimi giorni è stato anche il tema dei disagi provocati dalle alte temperature nel mondo del lavoro, in particolare nelle fabbriche. Ambienti chiusi che devono combattere anche con il caldo prodotto dagli impianti in funzione oltre a quello esterno, tanto più se non adeguatamente refrigerati. Non tutte le imprese però si sono fatte trovare sprovvedute davanti all’estate e la Fiom Cgil di Reggio ha voluto rimarcare in un dossier le "moltissime esperienze positive" del territorio, rispetto alle quali altri casi meno virtuosi rappresentano "un’eccezione".

LE PROTESTE

Solo pochi giorni fa i dipendenti della Alubel di Bagnolo hanno scioperato, avendo vista negata dall’azienda la richiesta di concentrare l’orario di lavoro nelle fasce più fresche della giornata; dal canto loro, le sigle sindacali del trasporto pubblico locale hanno messo direttamente le mani avanti, chiedendo alle società interessate di provvedere a una regolare fornitura di sali minerali ai dipendenti e di garantire che nei luoghi di lavoro (bus, ma anche officine di manutenzione) non si superino i 35°. "Il verificarsi di periodi sempre più lunghi di alte temperature, soprattutto per chi svolge mansioni fisiche, aumenta il rischio di svenimenti e di danni alla salute sul lungo periodo" premette la Fiom. Ciò non toglie che negli ambienti chiusi, a differenza del settore agricolo per esempio, sia più facile affrontare il caldo: "Basta investire su sistemi di raffrescamento". Non a caso, altre realtà del territorio "confermano che relazioni industriali costruttive possono risolvere i problemi alla radice, anche senza conflitti pubblici con le aziende – dice Davide Franco della Segreteria Provinciale della Fiom di Reggio –. Non si può scoprire che fa caldo all’inizio di ogni estate come fosse una sorpresa".

I NUMERI

Argo Tractors, Walvoil, Emak, Interpump, Smeg, Gigiesse, Comer Industries, Meta System, Spal Automotive, Padana Tubi, Nexion, Nicolini, Dallai, Eviosys, Tecomec, Reggiana Riduttori, Zincatura Padana, Reggiana Riduttori, Snap On: sono gli esempi positivi individuati dall’osservatorio contrattuale della Fiom di Reggio. Oltre 30 aziende nel territorio hanno firmato accordi sindacali con un ‘orario estivo’, si legge nella nota, mentre circa una ventina hanno concordato l’installazione di impianti di raffrescamento e altre cinque hanno previsto pause aggiuntive nei reparti produttività. "Argo Tractors, anche a seguito delle richieste dei lavoratori e del sindacato, negli anni scorsi ha investito sul miglioramento del clima – prosegue Franco –. Snap On, Smeg, Reggiana Riduttori, e altre aziende come Walvoil o Meta System da anni hanno garantito ai lavoratori un clima dignitoso sia negli uffici che ai montaggi e in sala macchine" grazie ad appositi impianti di raffreddamento. "Ci sono aziende come Emak – aggiunge – in cui l’utilizzo dell’istituto della flessibilità in inverno permette di accantonare ore, così da ridurre l’orario giornaliero nei mesi più caldi", in altre ancora "si accetta di fare magazzino durante l’inverno".

UN MODELLO DA SEGUIRE

Il succo è: gli esempi positivi non mancano, sta tutto nella volontà di seguirli. "Le soluzioni pratiche sono poche e sono semplici – tira le somme Franco –. Evitare le ore più calde, ridurre i ritmi di lavoro ad esempio inserendo pause aggiuntive a carico delle aziende", ma prima di tutto "avere la consapevolezza che dove non sono stati fatti investimenti adeguati sul clima, per alcune settimane dell’anno sarà inevitabile ridurre la capacità produttiva e la produttività". Quale che sia la soluzione più adeguata, non è più rimandabile: "A causa delle ultime riforme pensionistiche le maestranze operaie sono mediamente invecchiate – considera –. I lavoratori si trovano di fronte ad un bivio: o vedersi riconosciute riduzioni di orario, oppure lo sciopero che in questo modo diventa uno strumento estremo di autotutela della salute". A scanso di ultimi scetticismi il segretario generale Fiom Reggio, Simone Vecchi, cala l’asso con l’esperienza fatta in pandemia. "Durante l’emergenza Covid – spiega – i comitati tra aziende e Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza (Rls) trovarono quasi ovunque le giuste soluzioni per tutelare al massimo la salute e garantire alle imprese di produrre". Se ha già funzionato una volta, chiede Fiom, perché non estendere il modello dei comitati anti-Covid alla gestione di tutte le problematiche relative alla salute e sicurezza? "Le esperienze che funzionano – conclude Vecchi – vanno generalizzate". Giulia Beneventi