Reggio Emilia, 27 febbraio 2020 - Un aumento medio annuo di 37 euro a persona. È quanto pagheranno in più i reggiani per l’alzamento dell’addizionale Irpef stabilito dalla giunta nella manovra di bilancio che sta facendo discutere la città intera.
Una tassa più salata che va a toccare specialmente le tasche delle fasce più deboli. Chi percepisce un reddito da zero a 15mila euro avrà l’esenzione (20mila persone), ma chi dovrà sborsare maggiormente sono quelli appartenenti allo scaglione immediatamente successivo, appena sopra la soglia di povertà. Si tratta di quei 44.564 contribuenti che dichiarano tra i 15 e i 28mila euro. E poi, a catena – seppur l’aliquota per loro resti invariata sullo 0,78% - l’effetto ‘trascinamento’ si abbatte anche sulla 3ª classe di reddito (25.433 contribuenti). Da queste 70mila persone il Comune incasserà 12 milioni di euro, quasi tre milioni di euro in più rispetto alle aliquote ‘vecchie’ salite dello 0,20% (come si vede nella tabella, +1,8 milioni dalla fascia 15-28mila euro e +1,4 milioni per i 28-55mila euro). Cambia poco invece per i ‘ricchi’, la cui aliquota non può crescere essendo già al massimo consentito: da loro l’amministrazione avrà entrate pari a neppure 400mila euro in più rispetto allo scorso anno. In questo modo nelle casse di piazza Prampolini arriveranno 3,8 milioni di euro freschi dall’Irpef. Ossia il tesoretto necessario per mantenere e potenziare i servizi welfare e socio-assistenziali verso i quali sono cresciuti i bisogni. «Abbiamo mantenuto – ha spiegato l’assessore al bilancio, Daniele Marchi – il mantenimento di una no tax area per la categorie con redditi fino a 15mila euro, oltre al mantenimento della progressività, come richiesto dai sindacati ai quali siamo andati incontro, per il resto delle fasce, senza ricorrere a un meccanismo di flat tax. E abbiamo scartato manovre su altri tributi come Imu o Tasi perché meno efficaci sotto il profilo del gettito e oggetto di una revisione normativa nazionale che potrebbe modificare a breve anche il quadro locale". Insomma l’alternativa sarebbe stata quella di tagliare i servizi o la cultura. Da qui la decisione della giunta del sindaco Luca Vecchi. Ma c’è anche un’altra verità. Ossìa che a Fcr (Farmacie Comunali Riunite, nonché partecipata del Comune) sono venuti a mancare una parte non irrilevante di ricavi (circa un milione di euro) conseguenza dovuta al fatto che Coop non acquista più farmaci, avendo venduto i ‘corner’ a un’altra azienda che si rifornisce da altri canali di distribuzione. E a questi mancati introiti bisogna compensare. Quella di alzare le tasse, soprattutto se va a toccare le fasce deboli, è una scelta impopolare.
E non è una decisione propriamente di ‘sinistra’, molti sostengono. Di conseguenza gli attacchi vengono naturalmente dall’opposizione (Matteo Melato della Lega: "Così si stangano i redditi bassi. Una scelta illogica e folle. Le tasse non solo non andavano alzate ma andavano abbassate" e Alessandro Aragona di Fratelli d’Italia: "Un’ulteriore mazzata alle famiglie utilizzate come bancomat dai governanti di sinistra"), ma anche dallo stesso ‘fuoco amico’. I sindacati già pochi giorni fa si erano sca gliati contro questa eventualità. A giochi praticamente fatti, arrivano le bordate vere. Elvira Meglioli della segreteria Cgil chiosa: "Non ci era piaciuta da subito questa manovra e lo avevamo detto nell’ultimo incontro con l’assessore Marchi. Eravamo aperti anche ad altre proposte, ma hanno fatto di testa loro. Non discutiamo il fine perché è giusto mantenere i servizi socio-assistenziali e capiamo che siano cresciute le esigenze a riguardo. Ma i criteri dell’aumento dell’Irpef sono quasi incostituzionali. Non viene garantità l’equità e la progressività. È un’aliquota unica mascherata. Noi avevamo chiesto di spalmare meglio questo sacrificio, quindi toccando anche la parte produttiva. Invece così si bastonano le fasce medie. Marchi dice che sono pochi euro al mese? Non è vero, perché se moltiplicati per le persone di un nucleo famigliare in un anno si arriva anche a 200 euro, una bella fetta di affitto. La giunta si assuma le responsabilità di questa scelta politica che non condividiamo".
I sindacati confederali unitariamente hanno inviato – come contromossa di battaglia – una richiesta per partecipare alla seduta della commissione di bilancio, con possibilità di intervento per un confronto tra consiglieri e assessore. E in questa sede, Andrea Sirianni della Cisl tiene acceso ancora un lumicino di speranza: "Auspichiamo ancora che vi siano modifiche o emendamenti. Inoltre si potrebbe investire di più nell’ufficio tributi per il recupero dell’evasione fiscale in modo che l’equità venga garantita". Durissimo anche l’attacco del Partito Comunista: "L’illusione di un ‘centrosinistra’ vicino agli interessi dei lavoratori e delle classi popolari si infrange ancora una volta. A farne le spese sarà chi già fatica ad arrivare alla fine del mese che subirà un’ulteriore schiaffo. Una vergogna per chi osa definire Reggio Emilia città delle persone", afferma il segretario Enrico Guerrieri. Un altro attacco arriva dai ‘renziani’ di Italia Viva: "Inaccettabile aumentare il peso fiscale sui cittadini. Il rilancio dell’economia passa solo da riduzione delle imposte e dal rilancio degli investimenti pubblici, non dall’aumento della imposizione stessa". Insomma, in Consiglio Comunale, quando a fine marzo verrà sottoposta in Sala del Tricolore l’approvazione del bilancio, sarà guerra. L’ok sulla manovra alla fine arriverà dalla maggioranza, ma non appare così scontato. Lo dimostra anche il fatto che il capogruppo Pd, Gianluca Cantergiani non si sbottoni: "Lunedì sera come gruppo di maggioranza ci confronteremo in modo trasparente con parti sociali e assessore".