REDAZIONE REGGIO EMILIA

Sul femminicidio, in preghiera per Giulia

Da piccola, mia madre mi ha insegnato severità, abbracci assoluti e il senso del dovere. Ho imparato a dare un nome alle ombre e a difendere i miei diritti. Oggi, grazie a incontri significativi e letture, sono diventata forte. Bisogna lavorare sulla forza, il rispetto e il senso della vita da piccoli, e deve farlo chi è grande.

Se sono forte, la forza che ho l’ho costruita da piccola.

È stata mia madre ad insegnarmi la severità. Poche regole chiare, pochissime deroghe.

E poi le sue braccia. Lo stare dentro un abbraccio assoluto.

Il senso del dovere, rigoroso nella quotidianità, che mi ha chiarito la necessità dei diritti, i miei e quelli degli altri.

E poi il suo esserci per me, con attenzione totalizzante.

L’essere rimproverata, il non avere sconti.

E poi la possibilità di dare il nome alle cose peggiori, alle ombre, di attraversarle con le parole.

Se sono forte, la forza che ho, l’ho costruita da piccola.

In età adulta, solo limature, cesellature, grazie a qualche incontro significativo e a moltissimi libri.

Non lo so quanti Filippo hanno avuto tutto questo.

Quanti di questi individui insicuri, pusillanimi, aggressivi, prevaricanti.

Quanti di questi bravi ragazzi con la scorza perfetta.

Quanti assassini in potenza e in atto, di ieri, di oggi, e, lo dico con terrore, di domani.

Non ho riflessioni chiare rispetto a quanto è accaduto. Perché la rabbia e il dispiacere sono sentimenti, non idee.

L’unica cosa che so è che sulla forza, il rispetto, il senso della vita, bisogna lavorare da piccoli. E deve farlo chi è grande.

Luisa Codeluppi,

insegnante e scrittrice