Non ci fu alcuna persecuzione ai danni della ex moglie. È quanto ha ravvisato il giudice Giovanni Ghini al termine del processo a carico di un 40enne imputato per stalking aggravato. Un uomo che ieri è stato assolto "perché il fatto non sussiste".
Stando alle accuse, non si era rassegnato alla fine del suo matrimonio e aveva iniziato a prendersela con la donna.
Lei aveva sporto denuncia ai carabinieri di Montecchio per comportamenti che l’ex avrebbe tenuto tra il dicembre 2019 e l’aprile 2020.
Per l’uomo erano stati stabiliti il divieto di avvicinamento e il divieto di comunicare con lei: misure che avrebbe violato più volte, anche durante il lockdown. In aula lei aveva raccontato di andare in giro affiancata da un’amica.
E di usare due telefoni, di cui uno sempre collegato con quello della madre per chiamarla in caso di emergenza.
Era accusato di aver installato un gps sull’auto di lei, per monitorarla.
E di averla pedinata, offesa davanti ad altri e accusata pubblicamente di averlo tradito.
Per non farsi riconoscere, l’avrebbe chiamata anche usando il cellulare del figlio minore. E avrebbe fatto a pezzi le foto di famiglia, gesto che aveva inquietato la donna.
Il pm aveva chiesto un anno di reclusione; la parte civile, attraverso l’avvocato Gianluca Tirelli, una provvisionale di 50mila euro.
La difesa, affidata all’avvocato Costantino Diana (studio Cataliotti), ha visto accolta la propria richiesta: "Il giudice ha saputo cogliere le sfumature - dichiara Diana -. Una lite dovuta alla fine del rapporto non può essere considerata un’azione persecutoria, altrimenti in quasi tutte le coppie che si lasciano dovremmo ravvisare il reato di stalking. Strappare una foto non può essere considerato una minaccia. Il mio assistito ha detto che voleva che emergesse la verità - conclude l’avvocato Costandino Diana - e che ora è stata fatta giustizia".
Alessandra Codeluppi