ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

Strage di Gaida, il dolore in aula. I genitori di Shane se la prendono con l’avvocato di Orjol Lame

Urla, insulti e minacce durante l’udienza preliminare per il più spaventoso incidente avvenuto sulla via Emilia. I due anziani hanno perso in un colpo solo tre figli e il nipotino. Il compagno guidava ubriaco e drogato.

Strage di Gaida, il dolore in aula. I genitori di Shane se la prendono con l’avvocato di Orjol Lame

Urla, insulti e minacce durante l’udienza preliminare per il più spaventoso incidente avvenuto sulla via Emilia. I due anziani hanno perso in un colpo solo tre figli e il nipotino. Il compagno guidava ubriaco e drogato.

Lacrime, urla e momenti di tensione hanno scandito l’udienza preliminare scaturita dalla tragedia di Gaida, in cui morirono quattro persone. Ciò che accadde quella sera che è rimasto scolpito nella memoria della città: il 30 ottobre 2022, alle 19.50, il 32enne albanese Orjol Lame si schiantò al volante di una Fiat Stilo contro un rustico affacciato sulla via Emilia, nella frazione reggiana. L’impatto devastante causò la morte di tutti i trasportati: la compagna 22enne Shane Hyseni, il loro figlio di un anno e mezzo Mattias Lame, più il fratello e la sorella della giovane, Resat e Rejana, di 11 e 9 anni. Lame fu trovato positivo ad alcol e droga; risultò che la sua auto procedeva ad alta velocità, non era revisionata e neppure assicurata e in più era destinatario di un provvedimento di espulsione. Davanti al giudice Luca Ramponi, ieri si sono presentati i parenti stretti delle vittime, venuti apposta dall’Albania per seguire l’udienza: il padre Hardian Hyseni e la madre Anjeza, più il loro fratello. La coppia, che ha perso in un colpo tre figli e il nipotino, appare affranta dal dolore, specie per la perdita dei loro cari dovuta a pesanti irregolarità commesse dal conducente. L’imputato, che deve rispondere di omicidio stradale plurimo con diverse aggravanti, ieri era assente: a quanto emerge, vive in Albania in condizioni di salute non del tutto ottimali dopo essersi risvegliato da un lungo coma.

Assistito dall’avvocato Giuseppe Caldarola, vorrebbe patteggiare la pena, come anticipato in primavera dal Carlino (ma occorrerà vedere se avrà il consenso), o in subordine chiedere l’abbreviato. Ed è stato sul difensore che ieri si è materializzata tutta la rabbia dei familiari, specie della madre che ha pianto a più riprese e poi ha urlato in aula contro Caldarola: durante l’udienza, gridando, gli sono stati rivolti dai genitori insulti e minacce; poi i familiari sono usciti dall’aula inseguiti dal loro avvocato Nicola Termanini che ha cercato di calmarli e che si è scusato a loro nome. Lo sfogo plateale dei parenti contro l’avvocato Caldarola è scaturito dal fatto che lui avesse conosciuto prima del tragico incidente sia Orjol Lame sia la sua compagna, assistendoli nelle pratiche per i documenti. I parenti, come hanno palesato anche ieri, non accettano che lui abbia assunto la difesa dell’imputato: le tensioni durerebbero già da qualche tempo, poiché il legale ha ricevuto anche messaggi di pesante tono minaccioso di fronte ai quali ha disposto il blocco telefonico. Ieri Caldarola ha chiesto la citazione come responsabile civile del Fondo vittime della strada, accolta dal gup. Mentre Termanini si è costituito parte civile per i genitori, depositando una richiesta di risarcimento pari ad almeno un milione di euro ciascuno. I tempi per avere un ristoro appaiono più lunghi: in assenza di una copertura assicurativa, il Fondo interverrà dopo la sentenza. Il gip nel febbraio 2023 e poi il Riesame avevano rigettato la richiesta di misure cautelari allora avanzata per Lame (domiciliari o divieto di espatrio): non erano stati ravvisati i pericoli di fuga e di reiterazione di condotte pericolose alla guida perché privo di patente e perché le sue condizioni di salute erano ancora precarie. Lui era poi tornato a Bologna nel novembre 2023 per sottoporsi agli ultimi esami, da cui era emersa la sua capacità di stare a processo. "I miei assistiti, tuttora sconvolti da una vicenda agghiacciante - dichiara l’avvocato Termanini - chiedono che sia fatta giustizia".