"Strade sicure? Una sciagura per l’esercito italiano". Dopo due giorni di peana per la richiesta avanzata dal Prefetto di Reggio di aderire all’operazione ‘Strade sicure’, arriva la voce fuori dal coro. E che voce. Quella di un militare che ha combattuto in teatri di guerra di primissimo livello come il Libano o la Somalia. Il Generale, oggi in congedo, Marco Bertolini. Un alto ufficiale che ha spesso sostenuto posizioni fortemente critiche sull’utilizzo dell’esercito in compiti di controllo del territorio.
Generale Bertolini, ci spieghi perché l’utilizzo dell’esercito in operazioni come quella di cui stiamo parlando è "una sciagura"…
"Perché sottrae personale militare all’addestramento e alla preparazione, che oggi come oggi deve essere continuativa, visto che stiamo operando in un contesto che viene definito di ‘war fighiting’, in cui tutti stanno focalizzando la loro attenzione in attività di ricondizionamento delle forze armate. Tutto ciò non lo si può fare a costo zero".
Quindi ‘Strade Sicure’ non è conforme all’essenza stessa dell’esercito, presente in un Paese come l’Italia. E’ così?
"Diciamo che è assolutamente in compatibile in termini di tempo e di addestramento a ciò che si vorrebbe dal personale militare al momento in servizio".
Si spieghi meglio…
"Impiegare la forza militare nella lotta alla microcriminalità ‘da strada’ è come usare un cannone per sparare a una formichina. Per di più, mi si consenta, quel cannone è perfino scarico!".
Perché?
"Perché l’esercito in ‘Strade sicure’ non ha funzioni di polizia giudiziaria. Compete sempre alle forze di polizia presenti in loco procedere agli arresti. Le forze armate sarebbero alla stregua di una forza di polizia di livello inferiore. L’esercito, al contrario, sa fare molto di più e non ha senso utilizzarlo in una forma di sottoimpiego come quella".
Quindi, dal suo punto di vista, le forze in campo sarebbero sufficienti per assolvere al compito dato…
"Le forze di polizia italiane sono, come numero, le più cospicue d’Europa. Bisogna consentire loro di esercitare pienamente il potere di cui dispongono. Anche quello dell’utilizzo della forza, nelle forme e nei modi consentiti dalla legge, con l’obiettivo di riportare ordine e forme efficaci di deterrenza nei luoghi più critici delle città, come certamente sono, oggi, le stazioni ferroviarie. Non solo di Reggio Emilia, ma anche di altre realtà. Di poter utilizzare quelle prerogative per assicurare i malviventi alla giustizia e destinarli alle patrie galere. Nella speranza, poi, che una volta arrestati, vengano effettivamente trattenuti nelle carceri. Tutti compiti che non possono e non devono essere assolti dall’esercito".
Dove affonda, secondo lei, questa visione ‘alternativa’ di utilizzo?
"In quella spesso ripresa dall’allora Presidente del Consiglio Berlusconi, in cui si sosteneva di non capire cosa ci facessero così tanti militari chiusi nelle caserme, a far niente".
Forse erano altri tempi? Dove la pace sembrava essere qualcosa di consolidato?
"Pace? La pace in realtà non c’è mai stata. Le ricordo, a puro titolo esemplificativo, teatri di guerra come la Libia, a poche bracciate di mare dai nostri confini. O la Somalia, dove sono stato in missione. Per non parlare dell’Afghanistan, o la guerra nel cuore dell’Europa, con uno Stato (l’ex Jugoslavia, ndr) che è stato smembrato in vari ‘pezzi’. Le dico una cosa…"
Prego…
"Senza forze armate non esiste un paese sovrano. Non si è mai chiesto come mai Israele accetta l’esistenza di una polizia palestinese, ma non di un esercito?".
Torniamo al tema centrale: avere l’esercito in strada è effettivamente una vittoria per la politica di una città?
"Premettendo che in situazioni di emergenza conclamata, l’Esercito fa tutto. Dai terremoti, alle alluvioni, al Vajont, l’esercito era lì. Al servizio dei cittadini. Quindi posso pensare che sia un successo soprattutto per i cittadini di Reggio, che si sentiranno più sicuri…"
Però?
"Però vedere un militare ridotto al ruolo di poliziotto di ‘serie B’ per me non ha alcuna ragione di esistere. E’ contro la stessa natura dell’esercito. Al rispetto delle leggi devono pensare le forze di polizia".