ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

La storia della madre di Saman: chi è Nazia Shaheen, la latitante arrestata in Pakistan

Nata in Pakistan il primo gennaio 1973 arrivò in Italia nel 2016. Le intercettazioni telefoniche ne restituirebbero “un profilo tutt’altro che succube” e “una personalità ferma e risoluta”

Reggio Emilia, 31 maggio 2024 – Era l'ultima latitante finora sfuggita alla cattura. Dopo la partenza in Pakistan con il marito nella mattina del primo maggio 2021, poche ore dopo la morte della figlia Saman Abbas, Nazia Shaheen era rimasta un fantasma, seppur presente spesso nelle telefonate al figlio Alì Haider che si sono susseguite a lungo, anche a processo inoltrato, dandogli indicazioni e cercando di condizionare le sue scelte.

Shaheen, nata in Pakistan il primo gennaio 1973, è la madre della 18enne uccisa e seppellita in una fossa a pochi metri dalla sua casa di Novellara. Shabbar Abbas è arrivato in Italia una quindicina di anni fa e ha lavorato nell'azienda agricola Le Valli di Novellara. Attorno al 2016 risale l'arrivo degli altri membri della famiglia: la moglie Nazia, i figli Saman e Alì Haider. La madre è emersa come una figura che non parlava l'italiano, riservata, dedita esclusivamente alle faccende domestiche e senza legami con la comunità novellarese, come anche altri familiari.

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Nelle motivazioni della sentenza di primo grado, dov'è stata condannata all'ergastolo insieme al marito Shabbar Abbas, tra le prove a sostegno della loro colpevolezza si scrive che "rileva la personalità ferma e risoluta della madre, agevolmente ricavabile dalle intercettazioni telefoniche che ne restituiscono un profilo tutt’altro che succube, come sostenuto di proposito da Haider". Un elemento "che induce a ritenere inevitabile che lei abbia partecipato attivamente ai momenti in cui si è decisa la sorte di Saman. Da ultimo depone in tal senso il fatto che è lei a condurre la figlia a fare quella strana passeggiata all'esterno in un orario anomalo, così come rilevante è il dato per cui le telefonate tra i due fratelli (Shabbar Abbas e Danish Hasnain, quest'ultimo condannato a 14 anni per omicidio e soppressione di cadavere, ndr) si intensificano proprio quando lei fa rientro a casa dalle 23.06 in poi dopo essere tornata all'esterno e aver fatto la seconda passeggiata lungo la carraia ancora più anomala della prima".

Nella ricostruzione della Corte d'Assise, presieduta dal giudice Cristina Beretti, a latere Michela Caputo, si descrive il contegno di Nazia: "Lei in modo fermo e determinato bloccando con un gesto risoluto il marito si inoltra sulla carraia con Saman per quel minuto che non consente di escludere che sia stata lei l'esecutrice materiale dell'uccisione della figlia".