STELLA
Cronaca

"Soffocati e assordati dai vecchi treni diesel" Fer in ritardo di dieci anni sugli accordi

Santa Croce non ha pace nemmeno di notte. L’avvocato Pellini: "Ci svegliamo alle 3 del mattino a causa del rumore dei motori"

di Stella

Bonfrisco

Una questione annosa (e rumorosa), che ancora non trova risposta e rende impossibile la vita ai residenti del quartiere Santa Croce, al cui ingresso campeggia la scritta ’Zona residenziale’. In particolare a quei cittadini reggiani che abitano nelle vicinanze del deposito vagoni ferroviari, tra via Cefalonia e via delle Argonne. Dove sono ricominciate le accensioni dei motori delle locomotive nel cuore della notte, che si protraggono per un lungo tempo, che a quell’orario sembra infinito.

Anche la scorsa notte i residenti sono stati svegliati dal rumore dei motori accesi alle 3,50 e quella precedente alle 3,30. Da una decina d’anni, in prima fila a combattere contro questa situazione insalubre (oltre al rumore molesto l’aria è irrespirabile e il fumo e molto intenso) c’è Raffaella Pellini, residente in via Cefalonia, avvocata sia civile sia penale. "Non facciamo altro che riempirci la bocca di ‘slogan green’, mentre circolano ancora treni vecchi, inquinanti, da rottamare, che devono essere accesi per almeno venti minuti per poi poter percorrere la loro tratta – dice Raffaella Pellini – Vengono accesi anche la domenica oltre che alle tre e alle quattro di notte, svegliando chi ci abita intorno e con emissioni da combustione di gasolio. Ora il dottor Tullio di Trenitalia ci ha scritto dicendoci che ’l’accensione anticipata dei rotabili nel deposito è stata un’azione necessaria, concordata con il fornitore della manutenzione Ma.Fer, al fine di aumentare l’affidabilità dei primi treni in partenza al mattino, che nelle settimane passate avevano presentato avarie con conseguenze sulla regolarità del servizio e giuste lamentele sulla stampa da parte dei viaggiatori’. E le lamentele dei residenti che lavorano, studiano e ogni giorno sono svegliati da rumori che disturbano la quiete pubblica non sono giuste?".

"Siamo esausti – si sfoga – abbiamo presentato anche più di un esposto esposto in Tribunale e sembra che verrà fissata un’udienza. Abbiamo chiesto ancora una volta di incontrare il sindaco Luca Vecchi, che ci ha dato un appuntamento per il prossimo 20 ottobre. Ci aspettiamo risposte, perché anche se il problema dipende principalmente da altri enti, lui comunque rimane il responsabile della salute dei suoi cittadini. Ho bussato a tutte le porte, a questo punto è la politica che ci deve risposte".

Nel 2008 Act ha ceduto alla Regione il trasporto pubblico su rotaie. Assegnando a Fer la proprietà e il godimento del deposito in zona Santa Croce, la gestione del trasporto a Trenitalia-Tper. L’accordo era che entro il 2011 avrebbero realizzato e concluso l’elettrificazione delle linee Reggio-Ciano e Reggio-Guastalla, con carrozze di ultima generazione a quasi nullo impatto ambientale. Ma così non è stato.

Continuano ad andare a dormire nel deposito di Santa Croce treni malandati, diesel, che per garantire gli spostamenti quotidiani di pendolari (studenti e lavoratori), hanno bisogno di rimanere accesi procurando danno a chi vive intorno.

"Sembrava che la situazione fosse leggermente migliorata – aggiunge Raffaella Pellini – ma è ripreso il rumore anche di notte e alla domenica. Reggio green? Qui è sempre peggio. Nel nostro stabile e in quelli vicini la notte non si dorme, per non parlare dei residenti in via Spani che devono sopportare anche il rifornimento dei treni, a motori accesi e con un odore insopportabile. Abbiamo poi saputo che sono stati dismessi quattro depositi in Regione e le carrozze sono state portate qui. Crediamo sia veramente troppo".

Sembrerebbe proprio che a causa dei recenti disservizi causati alla mobilità pendolare, necessitino ulteriori ‘manovre’ per assicurare il funzionamento delle macchine.

Nel 2012 e nel 2013 l’Arpa ha effettuato rilevazioni e controlli al deposito ferroviario di via Talami, chiedendo all’amministrazione comunale di "ribadire alle aziende titolari della gestione di eliminare o comunque ridurre le attività in contrasto con la sicurezza e la salubrità dell’abitato", dettagliando le azioni da mettere in campo.

"Abbiamo richiesto nuovamente l’intervento dell’Arpa – dice ancora l’avvocata Pellini – ma i rilievi sono stati fatti sotto la pioggia battente, nel maggio 2019, che inevitabilmente ha falsato i risultati. Oltretutto non siamo mai riusciti ad ottenere la documentazione che descrive l’esatta destinazione d’uso del deposito. Questa è una zona densamente popolata, siamo stanchi di essere presi in giro. E’ giusto riconoscere che amministrazione comunale e regionale ci hanno sempre ascoltato e appoggiato per quanto in loro potere. Con loro si fanno tavoli dal 2014. Ora però vogliamo che il problema arrivi a una soluzione definitiva".