DANIELE PETRONE
Cronaca

Silk-Faw puntava al Pnrr. Blitz delle fiamme gialle negli uffici di Invitalia. Si indaga per truffa

La joint venture aveva chiesto aiuti allo Stato per 38 milioni di euro. La Gdf reggiana a Roma per sequestrare la pratica che era in valutazione. Al momento però nessuna persona iscritta nel registro della Procura.

Silk-Faw puntava al Pnrr  Blitz delle fiamme gialle  negli uffici di Invitalia  Si indaga per truffa

Silk-Faw puntava al Pnrr Blitz delle fiamme gialle negli uffici di Invitalia Si indaga per truffa

Reggio Emilia, 14 marzo 2023 – Silk-Faw voleva attingere dai fondi del Pnrr per realizzare il mega polo produttivo delle superauto elettriche a Gavassa. La joint venture sino-americana infatti aveva avanzato una domanda a Invitalia per chiedere un finanziamento da 38 milioni di euro promettendo investimenti per 380 milioni di euro. Una pratica che era in corso di valutazione. Ecco perché la scorsa settimana gli uomini del nucleo di polizia economico-finanziaria delle Fiamme Gialle di Reggio sono volate in trasferta a Roma, negli uffici dell’agenzia governativa per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, al fine di sequestrare la documentazione.

Il blitz rientra nell’ambito dell’attività d’indagine relativa al fascicolo d’inchiesta – coordinato dal sostituto procuratore Piera Cristina Giannusa – aperta mesi fa dopo l’esposto presentato dal parlamentare reggiano di Fratelli d’Italia, Gianluca Vinci. Gli inquirenti hanno mosso un importante passo: nei giorni scorsi, il cosiddetto ‘modello 45’ (senza ipotesi di reato, nè indagati) è passato a ‘modello 44’, sempre senza alcuna iscrizione di persone – almeno per ora – nel registro della pm, ma con una formula di contestazione ben precisa: tentata truffa aggravata ai danni dello Stato. Accusa alla quale potrebbe aggiungersi anche quella per riciclaggio; sotto la lente d’ingrandimento della guardia di finanza infatti ci sono le scatole societarie a cui Silk-Faw afferisce (tra compagini cinesi e americane), ma soprattutto il giro dei finanziamenti per tentare l’operazione, in particolare alcuni fondi depositati alle Isole Cayman, noto per essere un ‘paradiso fiscale’.

Insomma, la magistratura vuole capire anche se Silk-Faw avesse davvero i soldi per realizzare quanto promesso un anno e mezzo fa (e mai concretizzato, a partire dal rogito per il terreno opzionato nel reggiano) oppure se volesse tentare una speculazione grazie ai fondi pubblici. Sia della Regione Emilia-Romagna (la quale proprio pochi giorni fa ha revocato il finanziamento da 4,5 milioni che aveva stanziato tramite bando, ma mai erogato avendolo congelato in virtù di obblighi mai ottemperati) sia appunto quelli statali, cercando di approfittare sulle maniche larghe del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

"Personalmente – rivendica il deputato Gianluca Vinci – ho ritenuto fin da subito l’operazione poco chiara. Si sono visti tanti politici locali e nazionali rilasciare dichiarazioni entusiastiche, ma mai una presentazione ufficiale con gli ideatori del progetto; per questo in luglio ho presentato l’esposto in Procura e non mi meraviglia affatto questo finale, ma ritengo che la parola fine, almeno dal punto di vista amministrativo, non certo giudiziario, ci sarà quando il Comune voterà la modifica della destinazione urbanistica di quell’enorme area, riportandola all’uso originario".