Reggio Emilia, 4 ottobre 2022 - "Abbiamo riallacciato i rapporti con chi aveva manifestato interesse verso la nostra area". A parlare è Luca Borsari, uno dei soci proprietari del terreno di Gavassa dove Silk-Faw – la joint venture sino-americana delle supercar elettriche di lusso sportive – aveva annunciato oltre un anno e mezzo fa di voler approdare con un maxi stabilimento produttivo, non mantenendo però le promesse, col rogito mai perfezionato. I proprietari dunque si cautelano, avendo tra le mani un’area dal grande appeal sul mercato. "Se l’operazione con Silk-Faw dovesse tramontare definitivamente – continua Borsari – ci riterremo liberi da ogni vincolo, più morale finora perché espresso solo a parole. Noi siamo molto sereni, abbiamo fatto tutto ciò che dovevamo fare". Non si può non dire infatti che i proprietari siano stati rispettosi, attendendo a lungo il perfezionamento di un affare mai andato in porto finora. Di mezzo c’era anche una sorta di gentlemen agreement con le istituzioni – Regione e Comune di Reggio in primis – a fare da garanti sull’operazione e che ora però rischiano di fare una figuraccia.
«Da parte dell’azienda non abbiamo saputo più nulla – confida Borsari – Ma ci è stato riferito che il 10 ottobre ci sarà un incontro in Regione con l’azienda". Lunedì prossimo dunque ci sarà l’atteso faccia a faccia – che sia l’ultimo e definitivo? – tra i vertici della società e l’assessore regionale allo sviluppo economico Vincenzo Colla, il quale aveva già lanciato due mesi fa un ultimatum: "Ci dicano se vogliono andare avanti col progetto oppure per noi è chiusa qui". Da allora, un’ulteriore escalation di promesse – di chiusura degli accordi – ancora una volta non mantenute.
Nel frattempo le nubi già scure, si erano addensate ancor più. Dall’inchiesta della Procura affidata alla Guardia di Finanza sulla base dell’esposto presentato dal deputato reggiano di Fratelli d’Italia, Gianluca Vinci, volto a fare chiarezza sui finanziamenti all’operazione (dai 4,5 milioni elargiti – poi congelati – dalla Regione fino alle ’scatole cinesi’ con società afferenti e presunti fondi in paradisi fiscali come alle Isole Cayman). Fino ai 17 dipendenti che avevano annunciato l’intenzione di partire con le lettere legali per chiedere la messa in mora della joint-venture, lamentando il mancato pagamento di quattro mensilità di stipendio; per concludere con l’accordo di solidarietà stipulato per la sessantina di dipendenti tra società, Regione e sindacati, siglato la scorsa settimana. Un’intesa che però non comprende i manager, i quali già avevano rinunciato a tre mensilità di stipendio per consentire all’azienda di respirare; ma proprio negli ultimi giorni, Silk-Faw aveva chiesto loro o di rinunciare agli emolumenti o di licenziarsi. Già nei mesi scorsi si erano registrati addii eccellenti tra i super dirigenti, da Roberto Fedeli ad Amedeo Felisa che sarebbero dovute essere le stelle del progetto che ora assomiglia sempre di più ad una meteora...