Si spaccia per il figlio e gli spilla mille euro, denunciato un 43enne

Un uomo si è spacciato per il figlio di un reggiano, convincendolo a ricaricare una carta prepagata con mille euro per un falso acquisto. Dopo mesi di indagini, un uomo di 43 anni è stato denunciato per truffa. Le autorità invitano alla cautela contro questo tipo di inganno.

Si spaccia per il figlio e gli spilla mille euro, denunciato un 43enne

I carabinieri del comando di Corso Cairoli sono risaliti al presunto responsabile dopo quattro mesi di indagini

Si è spacciato per suo figlio e dopo avergli inviato sul telefono messaggi su WhatsApp, lo ha indotto ad effettuare una ricarica di circa mille euro su una carta prepagata per acquistare un nuovo cellulare. La scusa? "Ho perso il vecchio dispositivo e di conseguenza ho dovuto bloccare per motivi di sicurezza anche il bancomat", questo in sintesi, l’sms truffaldino al quale un reggiano ha creduto. In un secondo momento ha poi contattato il figlio (quello ’vero’) e ha scoperto di essere stato vittima di un raggiro. A quel punto non gli è rimasto altro da fare che presentarsi in caserma dai carabinieri di Corso Cairoli e denunciare tutto.

I fatti risalgono alla metà di maggio scorso. A distanza di quattro mesi, gli investigatori – coordinati dalla magistratura diretta dal procuratore capo Calogero Gaetano Paci – sono riusciti a risalire all’identità del presunto responsabile. Si tratta di un uomo di 43 anni, residente in provincia di Pisa, denunciato con l’accusa di truffa. Tra l’altro, dalla banca dati delle forze dell’ordine, è risultato essere già gravato da numerosi precedenti specifici; un aspetto questo che non gioca a favore del sospettato. Gli inquirenti hanno trovato infatti evidenze, nero su bianco, sulla sua carta prepagata di una ricarica ricevuta dalla vittima, per la somma precisa di 985 euro.

Elementi probatori che saranno vagliati in fase di indagini preliminari. Ora proseguiranno i consueti approfondimenti investigativi al fine di consentire le valutazioni e determinazioni inerenti all’esercizio dell’azione penale. Poi starà al pm di turno valutare eventualmente la richiesta di rinvio a giudizio. Intanto, l’Arma dei carabinieri rinnova l’invito a prestare attenzione a questa forma di truffa che non è la prima volta, nelle analoghe modalità, che finisce a segno.