DANIELE PETRONE
Cronaca

Si innamora di una donna. Le ‘presta’ 23mila euro. Poi la denuncia: assolta

L’uomo si era infatuato di una giovane colf credendo di essere corrisposto. Ma lei avrebbe finto tutto: "Quei soldi me li ha dati di sua spontanea volontà".

L’avvocato Ernesto D’Andrea che ha difeso l’imputata 38enne

L’avvocato Ernesto D’Andrea che ha difeso l’imputata 38enne

Si era infatuato della donna delle pulizie. Credeva che fosse un amore corrisposto fino al punto da prestarle la bellezza di quasi 23mila euro e di pensare che potessero sposarsi. Dopo mesi si è accorto che lei lo stesse ‘ingannando’ sentimentalmente e l’ha portata a processo. Condannata in primo e secondo grado a sei mesi più mille euro di multa, con l’accusa di indebito utilizzo di carte di credito, la Cassazione ha però rimandato la questione in Appello dove alla fine la donna è stata assolta perché il fatto non sussiste. Motivo? Non si trattava di una sottrazione di denaro perché quei soldi, secondo i giudici, le sarebbero stati elargiti volontariamente.

I fatti risalgono al 2022. Lui, 55 anni, reggiano. Lei, avvenente 38enne di origine marocchina, assunta come colf dall’uomo. Lui si innamora, mentre lei glielo avrebbe fatto credere. Inizia una sorta di corteggiamento, alla quale la donna sembra sempre cedere per poi tirarsi indietro all’ultimo. Raccontano di non aver avuto rapporti intimi, ma per lui la relazione comincia a farsi più che platonica e vede addirittura possibile un matrimonio con una promessa tra il serio ed il faceto. E qui arriva un punto che sarà fondamentale per le sorti dell’esito giudiziario: lui le concede l’utilizzo delle carte di credito oltre a prestarle un’ingente somma per sanare un debito della sua famiglia in Marocco. L’uomo però comincia a infastidirsi del fatto che la donna non rimanesse mai a dormire con lui a casa. E, dopo una telefonata della banca che lo informava dei cospicui prelievi, comincia a insospettirsi che la donna – che si diceva anch’essa innamorata, probabilmente per sfruttarlo – lo stesse solamente ingannando.

Così racconta tutto ai carabinieri e sporge denuncia. Il sostituto procuratore Laura Galli, ricevuta l’informativa, apre un’inchiesta. La donna viene rinviata a giudizio per indebito utilizzo di carte di credito. L’avvocato difensore Ernesto D’Andrea chiede il rito abbreviato. Il gup Dario De Luca la condanna in primo grado. Il legale fa ricorso in Appello che però viene respinto per una questione tecnica legata alla procura speciale. Ma la sentenza viene impugnata fino davanti alla Cassazione che ordina alla Corte di rifare il processo. Nel quale l’uomo nega di aver concesso prestiti o prelievi di denaro se non per fare la spesa per la casa. Ma la donna ha mostrato tutti i messaggi e le telefonate dove dimostrava che quei soldi le erano stati dati volontariamente e senza alcuna costrizione o furto. Insomma, difficile se non impossibile mettere in piedi l’accusa di ‘truffa amorosa’. E alla fine la donna è stata assolta perché il fatto non sussiste.

dan. p.