GIULIA BENEVENTI
Cronaca

Si chiude una pagina di storia. La Salumeria San Prospero cambia gestione dopo 40 anni

Il saluto dei coniugi Antonio Inglese e Silva Pratissoli, i primi a scommettere su piazza Fontanesi. "Abbiamo voluto far sentire ai reggiani salumi e formaggi meravigliosi e siamo stati premiati"

Il saluto dei coniugi Antonio Inglese e Silva Pratissoli, i primi a scommettere su piazza Fontanesi "Abbiamo voluto far sentire ai reggiani salumi e formaggi meravigliosi e siamo stati premiati".

Il saluto dei coniugi Antonio Inglese e Silva Pratissoli, i primi a scommettere su piazza Fontanesi "Abbiamo voluto far sentire ai reggiani salumi e formaggi meravigliosi e siamo stati premiati".

Reggio Emilia, 24 agosto 2024 – C’è stato un tempo in cui il centro storico di Reggio era un mosaico di botteghe e piccoli negozi, ogni viottolo una cartolina. Lì è iniziata una gestione familiare che ora vede la fine di una corsa durata quarant’anni. Domani sarà l’ultimo giorno dei coniugi Antonio Inglese e Silva Pratissoli dietro il bancone della Salumeria San Prospero di piazza Fontanesi; la nuova gestione partirà a inizio settembre, tra pochi giorni la firma per il passaggio del testimone.

"I nostri figli hanno contribuito moltissimo al successo del locale – dicono – ma sono già instradati in altri settori. Le difficoltà non sono mancate… possiamo dire però di essere orgogliosi".

L’inizio

"Lavoro in centro da quando avevo 14 anni" inizia Antonio. Prima alla macelleria e salumeria Ferri, poi alla salumeria Pinetti: sempre vicino, comunque, a quella che sarebbe diventata la Salumeria San Prospero.

"Pinetti voleva cedere l’attività – continua –. Mi sono messo in società con un amico e nel 1985 abbiamo iniziato in quella che era la vecchia salumeria Bonezzi" in piazza San Prospero, tra Broletto e l’odierno Melli.

"Attorno a noi c’erano solo botteghe – ricorda –. Chi vendeva il pollame, chi le sementi, i formaggi, i jeans. Solo nel circondario ci saranno state dodici salumerie".

Poi, il desiderio di allargarsi: "Oltre alla vendita al dettaglio volevo aggiungere la somministrazione e il servizio al tavolo – spiega –. Un giorno passo di qui e vedo che è in vendita".

Sembra andare tutto bene, ma dei grossi problemi di ristrutturazione rallentano i piani. Passano quasi otto anni e in quel periodo il negozio si sposta in via San Giuseppe. Fino a quando, nel 2005, la Salumeria San Prospero arriva in piazza Fontanesi.

Il successo

Serve un certo sforzo per immaginarsi piazza Fontanesi vuota, oggi. Eppure nel 2005 era così e anzi, non godeva nemmeno di un’ottima fama tra le zone del centro. "I lavori di ristrutturazione sono iniziati poco dopo il nostro arrivo – continua Inglese – e lì è stata dura. Il servizio di somministrazione e vendita insieme non esisteva ancora a Reggio, abbiamo chiesto noi al Comune di poterlo fare".

E dopo di loro, così tante altre attività. Finita la lunga salita per ottenere i permessi, è iniziato però il successo. Nel 2009 la loro distesa era l’unica di piazza Fontanesi.

"La gente si accalcava alla porta – racconta – ogni tanto mi chiedevo: ’Adesso tutte queste persone dove le metto?’". "Possiamo dire di averla vista giusta, sicuramente – aggiunge Silva Pratissoli –. Ho un ricordo molto bello di quel periodo. Se li contiamo tutti sono più di cento i ragazzi che hanno lavorato da noi. Tanti altri, magari studenti universitari, ancora oggi ci dicono che qui stanno bene perché si sentono a casa".

La tradizione

In un’offerta che almeno in vetrina si fa sempre più diversificata, il paradosso è riuscire capire a colpo d’occhio l’identità di un locale. L’abbigliamento e l’atteggiamento dei clienti, i colori, gli arredi sono tutti elementi che mirano a una soggettività unica nel suo genere, quando alla fine l’impressione è che siano un po’ tutti uguali. Tante volte basterebbe magari risparmiarsi la fatica, essere semplicemente quello che si è. E rimanerlo, soprattutto.

"Non abbiamo i palmari, usiamo i post it – dice Inglese –. A qualcuno potrà far ridere ma noi siamo così. Ho sempre voluto che il mio locale trasmettesse calore, un senso di rifugio sicuro". Detto questo i palmari non ci sono, è vero, ma la qualità del prodotto? "Negli anni ho cercato solo produttori piccoli o affinatori. Ogni due, tre settimane partivamo in giro per l’Italia, battezzavamo una zona e parlavamo con le persone del posto. Tornavamo a casa con buste piene di prodotti, assaggiavamo e decidevamo cosa proporre qui da noi". Un’eccellenza che sotto molti aspetti è rimasta quasi impossibile da replicare.

Ieri e oggi

Antonio Inglese dà un rapido sguardo alla piazza: "È molto viva, sono contento. Però vorrei più negozi veri". "Botteghe di formaggi e salumi, macellerie, enoteche, forni: per me la Food Valley è questa – spiega –. Solo qui a Reggio abbiamo prelibatezze che farebbero invidia a tutta la nazione, invece quello che vedo è un appiattimento generale della qualità. Trovi l’eccellenza ai piani alti, quella sì, ma nella fascia media c’è il vuoto: vale per il cibo così come per la cultura". Ora però certe nostalgie è meglio accantonarle: "Siamo pronti da anni a questo momento – dicono – perché sappiamo che le cose hanno sempre un inizio e una fine. Abbiamo voluto far sentire ai reggiani dei salumi e dei formaggi meravigliosi e siamo stati premiati. A loro, ai nostri clienti e collaboratori, va il nostro più grande ringraziamento".