di Benedetta Salsi
"L’opinione pubblica lo ha già condannato, ma lui si professa innocente e come una vera vittima".
Un colloquio di oltre due ore con i suoi avvocati difensori, nel carcere di Modena dove è detenuto. Shabbar Abbas, il 47enne estradato dal Pakistan accusato dell’omicidio della figlia Saman assieme ad altri quattro familiari, ieri ha potuto incontrare di persone Enrico Della Capanna e Simone Servillo, suoi legali di fiducia. Ed è iniziato un confronto che potrebbe durare per diversi incontri, fino all’udienza di venerdì quando riprenderà il processo per l’omicidio di Saman, davanti alla Corte d’Assise di Reggio Emilia.
Shabbar è apparso "visibilmente sofferente per quello che è successo alla figlia. Una sofferenza vera, fortissima. Si tratta di una padre a cui è stata uccisa una figlia", spiega Servillo.
Durante il colloquio l’imputato avrebbe avuto "crisi emotive importanti" nel pensare alla fine della 18enne e a tutta la vicenda. "Lui si professa innocente, anzi lui è innocente. E ha ferma intenzione di difendersi e lo farà anche venerdì quando verrà in aula".
Shabbar Abbas, dunque, conferma la volontà di presentarsi davanti alla Corte d’Assise per difendersi di persona nel processo che lo vede imputato assieme alla moglie Nazia Shaheen (unica ancora latitante), al fratello Danish Hasnain e ai nipoti Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq. Potrà incrociare dunque per la prima volta gli sguardi dei suoi familiari alla sbarra, dopo oltre 28 mesi. "Ha intenzione di venire, deve cominciare ad ambientarsi. Ma da subito aveva manifestato la volontà forte di essere presente al processo e di potersi difendere", ha chiosato Servillo.
Nella prima udienza, però, non dovrebbe rilasciare spontanee dichiarazioni.
Secondo le ricostruzioni dell’accusa il padre della giovane sarebbe il mandante del delitto (poi eseguito da fratello e nipoti) avvenuto nella notte fra il 30 aprile e il 1° maggio 2021 nelle campagne di Novellara; un omicidio maturato come punizione per la ribellione della giovane a un matrimonio combinato con un cugino in Pakistan e per il suo vivere troppo occidentale. Poche ore dopo la sparizione di Saman, Shabbar e la moglie Nazia sono fuggiti dall’Italia prendendo un volo dalla Malpensa per Islamabad facendo perdere le proprie tracce.
Dopo essere stato arrestato il 15 novembre scorso nella regione del Punjab su mandato di cattura internazionale, dopo una latitanza di un anno e mezzo, attraverso il suo legale pakistano Abbas ha fornito diverse ricostruzioni dell’accaduto.
Prima ha sostenuto che la figlia fosse ancora viva in Belgio, affermando di essere stato in contatto con lei via Instagram anche dopo la sua scomparsa; poi ha puntato il dito contro le istituzioni italiane, dicendo che Saman fosse stata ‘rapita’ dai servizi sociali italiani, per poi addossare la colpa della sua sparizione al fidanzato Saqib che avrebbe avuto interessi economici al riguardo.
Gli avvocati difensori del 47enne, Simone Servillo ed Enrico Della Capanna hanno chiesto, nel frattempo alla Corte, di poter rimandare la testimonianza del fratello di Saman, inizialmente fissata per venerdì, e di poter riascoltare alcuni dei testimoni di polizia giudiziaria che erano stati sentiti quando la posizione di Abbas era stata stralciata.
Alla luce di queste richieste la Corte potrebbe dunque decidere di rivedere il calendario (erano già state fissate sette udienze, fino a fine ottobre quando si ipotizzava potesse arrivare anche la sentenza) e di aggiungere nuove date.