Sequestrati quattro autovelox. La procura: "Sono irregolari"

Inchiesta della magistratura di Cosenza: sigilli in tutta Italia, anche ai rilevatori di Masone e Codemondo. La società delle apparecchiature indagata per frode: contestata la mancata omologazione. Ora rischio ricorsi.

Sequestrati quattro autovelox. La procura: "Sono irregolari"

L’occhio elettronico di Masone sulla via Emilia verso Modena

Stavolta il limite è stato messo a loro. Sono stati posti sotto sequestro quattro autovelox in città, due in via Carlo Teggi a Codemondo e due a Masone (installati nella stessa posizione e che riprendono entrambe le direzioni di marcia) perché ritenuti illegali dalla Procura di Cosenza che ha avviato un’inchiesta condotta dalla Polizia Stradale, le cui varie sezioni distaccate hanno eseguito, per competenza territoriale, il provvedimento emesso dal gip del tribunale calabrese riguarda apparecchiature di tipo ‘T-ExSpeed v 2.0’) presenti in tutta Italia (oltre Reggio, anche Modena, Venezia, Vicenza tra le città principali) della società genovese Sicursat srl che aveva ottenuto l’affidamento diretto dalle pubbliche amministrazioni per i rilevatori di velocità nei Comuni interessati. Nel caso di Reggio, il contratto è stato stipulato il 28 dicembre 2023).

L’INCHIESTA

Il legale rappresentante della società è stato denunciato in stato di libertà con l’accusa di frode nella pubblica fornitura. Gli accertamenti effettuati, secondo quanto riferito dalla Polstrada di Cosenza riportato dall’Ansa, hanno consentito di appurare non solo la mancata omologazione ma anche l’assenza del prototipo del sistema di rilevamento, elementi indispensabili per accertare la legittimità delle violazioni rilevate da tali sistemi, di proprietà di società private che vengono date in noleggio a enti locali, con il rischio concreto di danno erariale nel caso di ricorso da parte di utenti a cui spesso i giudici aditi riconoscono oltre l’annullamento del verbale anche il risarcimento delle spese. In sostanza alla società viene contestato di aver fornito materiale diverso da quello indicato nel contratto, attestando che – le apparecchiature per la rilevazione della velocità media, ai sensi dell’articolo 142 del codice della strada nonché un dispositivo da installarsi in postazione fissa, per il rilevamento della velocità istantanea ai sensi dell’articolo 142 del codice della strada – erano stato omologate, mentre in realtà erano semplicemente.

I SIGILLI

Dunque i due autovelox più "odiati" dai cittadini reggiani (l’apparecchio di Codemondo arrivava a stilare fino a 400 verbali al giorno, mentre il dispositivo di Masone era giunto a inoltrare fino a cinquemila contravvenzioni in un mese, rappresentando dunque – oltre ad un sicuro deterrente per l’alta velocità – contestualmente anche un bacino di cassa importante per il municipio), stando a quanto sostiene la magistratura, non potevano essere attivati e svolgere il loro lavoro. Ieri mattina intorno alle 9 la Polstrada reggiana, incaricata con delega dai colleghi cosentini che conducono l’indagine partita dalla procura calabrese, hanno disattivato gli apparecchi mettendo i sigilli di sequestro. La custodia giudiziaria degli impianti è stata affidata alla polizia municipale di Reggio.

IL RISCHIO RICORSI

"Chiederemo che vengano acquisiti tutti i contratti sottoscritti con i Comuni da parte di questa società titolare delle apparecchiature – ha annunciato l’avvocato del Codacons, Francesco Di Lieto, all’agenzia Dire – Speriamo che le indagini si chiudano nel più breve tempo possibile e non siano lasciati spazi ad abusi nei confronti degli automobilisti. Inoltre chiederemo alla Corte dei Conti di verificare come siano stati spesi i soldi incassati con queste multe. Noi siamo per la prevenzione e non per la tassazione cieca, che peraltro in alcuni casi calpesta le vittime delle strade se andiamo a vedere dove vengono posti questi autovelox".

dan. p.