Mancano servizi per turisti, manca la consapevolezza che l’escursionismo in Appennino è in espansione. Che con poco si può fare molto per il benessere del territorio.
Carlo Possa, presidente della sezione reggiana del Club alpino italiano – quasi 2.400 associati, in crescita costante – non ha certo in testa un divertimentificio tra cervi a marmotte. La sua idee di turismo si coniuga con il rispetto della natura. Una natura da vivere, però.
Possa, cosa si può fare per aumentare il turismo in montagna?
"La prima cosa sarebbe quella di capire le potenzialità del nostro Appennino. Io parlo di un certo tipo di turismo".
Quale?
"Quello a piedi, o in bici, nelle aree protette dei parchi. E’ una forma di turismo in grande crescita. L’anno scorso c’è stata una grande frequentazione del nostro Appennino e vediamo che i segnali per fare bene ci sono anche quest’anno".
Cosa manca?
"La consapevolezza che questo è una forma di turismo in espansione che non ha nemmeno bisogno di grandi investimenti. Bastano dei sentieri o dei percorsi attrezzati".
Sul crinale il Cai ne ha disegnati tantissimi.
"Certo, sul crinale l’offerta è ricchissima. Ma in altre zone dell’Appennino no".
Per esempio?
"Come Cai stiamo cercando di valorizzare il sentiero dei Ducati. Da Quattro Castella al Lagastrello e poi giù in Lunigiana. La criticità è la scarsa presenza di punti di accoglienza e di pernottamento. Ci sono zone sguarnite. Un bel problema quando i gruppi sono numerosi".
La rete sentieristica avrebbe bisogno di aggiustamenti?
"Servirebbe una maggiore cura. Non parlo della manutenzione ordinaria, quella che i nostri volontari fanno con tanta passione. Parlo dei danni causati dalle valanghe, dalle frane. Della manutenzione straordinaria. Con più attenzione, la frequentazione dei sentieri potrebbe essere diversa".
La montagna è sempre più frequentata da neofiti.
"Sì, e purtroppo non cresce di pari passo l’informazione di base. Parlo per esempio di pannelli, posti all’inizio dei sentieri, che forniscano almeno i consigli e le indicazioni di massima. Molta gente cammina senza nemmeno la carta escursionistica. Ci sono realtà, come Vetto o Succiso, dove si fa molto; in altre zone non ci sono informazioni adeguate. Noi, grazie alla disponibilità del Carlino, ogni settimana pubblichiamo sul giornale consigli e itinerari".
Sui sentieri la coabitazione tra chi va in bici e chi va a piedi non è facile. Cosa si può fare?
"Anche nel Cai abbiamo un attivissimo gruppo di cicloescursionisti. E il nostro Appennino, avendo una rete molto articolata con diverse strade forestali si presta a questo tipo di turismo sostenibile. Tutto dipende dal tipo di attività ciclistica. Se si scende sui sentieri con prudenza, problemi non ce ne sono. Se si svolgono attività in velocità, come il freeride o il downhill, possono insorgere problemi in caso di incrocio".
Non si potrebbero studiare itinerari differenziati, come accade nella vicina Sestola?
"Prevedere percorsi alternativi ad hoc sarebbe importante. E certo non complicato. Chiaramente, senza togliere ai cicloescursionisti la possibilità di viaggiare sui nostri sentieri".
Cosa ne pensa delle seggiovie aperte anche d’estate, come a Febbio?
"L’utilizzo estivo della seggiovia ha indubbiamente avvicinato all’Alto Appennino tante persone. Il problema è che molti, non abituati frequentare le cime più alte, si trovano a duemila metri senza abbigliamento adeguato, senza sapere come ci si comporta, e magari si avventurano sui sentieri. Servirebbe un po’ di educazione alla montagna".
In che modo?
"Si potrebbero organizzare passeggiate ed escursioni non solo di tipo turistico, ma educativo, di accompagnamento".
Sei non sai sciare, cominci prendendo lezioni dal maestro.
"Sì. Negli ultimi due anni molte guide ambientali escursionistiche che svolgono attività di accompagnamento hanno aumentato la loro attività. Lo vediamo anche noi come Cai. Nonostante il Covid e le limitazioni, i nostri soci crescono di pari passo con l’interesse per le escursioni sulle Alpi o sull’Appennino. Molta gente è disponibile a conoscere la montagna in modo consapevole. Vado in un posto, prenoto la gita con l’accompagnatore. Servirebbe una maggiore offerta, anche nei paesi della nostra montagna, di questo tipo di servizio".
Andrea Fiori