REDAZIONE REGGIO EMILIA

Scontro politico a Montecchio: Pd e Viviamo divisi su trasparenza e bilancio

Tensione tra Gianluca Fontana e Filippo Borghi sul ruolo del Pd nella maggioranza e sulla trasparenza delle variazioni di bilancio.

Tensione tra Gianluca Fontana e Filippo Borghi sul ruolo del Pd nella maggioranza e sulla trasparenza delle variazioni di bilancio.

Tensione tra Gianluca Fontana e Filippo Borghi sul ruolo del Pd nella maggioranza e sulla trasparenza delle variazioni di bilancio.

Bagarre politica sul peso del Pd nella maggioranza consiliare tra il segretario del Circolo montecchiese Gianluca Fontana e Filippo Borghi, capogruppo della lista di minoranza Viviamo.

"Non è certo il Pd a preparare e inviare i documenti, nello specifico relativi a importanti variazioni di bilancio, o a decidere in modo solitario cosa integrare, bensì rispettivamente il personale e il gruppo di maggioranza – specifica Fontana –. Futura è una lista civica di cui il Pd è parte. A Borghi il Responsabile della Ragioneria ha precisato che l’integrazione non era dovuta in quanto mera corrispondenza interna, ai sensi del Tuel".

"L’assessore Ferri – aggiunge – ha dettagliato in modo approfondito, pertanto il voto poteva essere espresso con abbondante cognizione di causa", e poi ricorda come Viviamo abbia bocciato tutte le precedenti ratifiche di variazioni urgenti che includevano anche la messa in sicurezza e sostituzione delle finestre della scuola Zannoni.

"Fontana cerca di deresponsabilizzare il suo partito, dimenticando che rappresenta la componente predominante di Futura, oltre che metà giunta – replica Borghi –. La maggioranza ha il dovere politico e amministrativo di garantire trasparenza e rispetto delle procedure. La mancata integrazione delle informazioni richieste ostacola il corretto svolgimento del dibattito".

"Il Tuel non prevede una definizione di cosa costituisca documentazione interna non accessibile ai consiglieri – affonda –. Di contro il regolamento di Montecchio prevede che tutto il materiale debba essere inviato ai consiglieri, e che tra la convocazione del consiglio e la seduta devono intercorrere 5 giorni liberi e interi. Ma il consiglio del 27 è stato convocato sabato 23. A noi non basta la disamina orale dell’assessore per poter votare".

"Il nostro voto contrario trova motivazione in scelte politiche non condivise – conclude –. Tra tutte, quella di non aver attivato la procedura giudiziale verso la ditta responsabile per la chiamata in garanzia, ma anche per non aver sostituito finestre staccatesi da aprile, contribuendo così all’attuale emergenza".

Francesca Chilloni