"Siamo a un bivio. O si investono più soldi nel Sistema Sanitario Nazionale o noi cambieremo modello, andando da uno che privilegia l’universalità, figlio dell’articolo 32 della Costituzione e della legge 833-1978 di Tina Anselmi, con al centro la sanità per tutti, indipendentemente dalle condizioni economiche, geografiche e territoriali, per spingerci verso un modello di altri Paesi, dove ti curi se hai l’assicurazione o la carta di credito". Questo il punto essenziale e la paura paventata dall’ex ministro della Salute Roberto Speranza, ieri al centro sociale Buco Magico per parlare delle nuove sfide e prospettive sanitarie che attendono l’Emilia-Romagna. Il deputato Pd ha affrontato il tema della sanità – cardine del programma di Michele de Pascale, candidato presidente del centrosinistra alle regionali – con Federico Amico, Luca Vecchi e Laura Arduini. "Per noi fondamentale è difendere il Ssn e la sanità pubblica in un’epoca in cui le risorse mancano – prosegue Speranza - Durante la fase della pandemia, in cui avevamo detto mai più tagli, mai più disinvestimenti e il considerare la sanità una cenerentola, e in effetti in quegli anni le risorse sono cresciute come mai prima, si è passati a un oggi in cui, con le leggi finanziarie del governo Meloni, si torna indietro mettendo in difficoltà la tenuta del nostro Ssn". Il territorio dunque è una chiave essenziale e la parola, per Speranza, è prossimità. "La riforma dell’assistenza territoriale che abbiamo fatto nel 2022 andava in questa direzione. - prosegue l’ex ministro - L’idea di rafforzare le case e gli ospedali di comunità, la casa come primo luogo di cura. Grazie ai soldi del Pnrr diventeremo il primo Paese d’Europa per assistenza domiciliare, se questi soldi il governo riuscirà a spenderli. Ed è chiaro che l’Emilia-Romagna che ha una tradizione di sanità pubblica molto importante può essere all’avanguardia su questo terreno".
Però attenzione, avvisa il deputato Pd, "perché le regioni che hanno più sanità pubblica pagano un prezzo ancora maggiore di fronte al bi-finanziamento, poiché abbisognano di più risorse". "Siamo vicinissimi al punto di resistenza ultimo del Ssn e rischiamo di scivolare sotto il 6% del Pil sulla sanità, ovvero alla soglia di collasso del sistema. Nessuno farà una conferenza stampa per dirlo, ma nella sostanza se non si mettono più risorse si va verso un cambio di modello".