Reggio Emilia, 23 settembre 2023 – La Procura deposita al processo sull’omicidio di Saman Abbas, la 18enne pakistana che abitava a Novellara, le dichiarazioni rese da due detenuti. Uno di loro avrebbe raccolto direttamente da Danish Hasnain, lo zio della giovane uccisa, "la prima confessione extragiudiziale, fatta in un momento di particolare sconforto" – così la definisce il procuratore capo Calogero Gaetano Paci – secondo cui tutti e cinque gli imputati hanno partecipato alla mattanza. L’altro carcerato avrebbe poi raccolto dal primo il racconto. Dopo averli sentiti, il pm Laura Galli ha svolto ulteriori indagini.
Secondo Paci, i riscontri ottenuti confermano "la genuinità dei racconti dei detenuti".
Ma le difese non solo danno il consenso immediato ad acquisire tutto il materiale depositato dalla Procura. Uno di loro, l’avvocato Luigi Scarcella, chiede lui stesso di depositare come prova i racconti dei detenuti, ritenendoli evidentemente così deboli da essere addirittura ‘una cartuccia’ a favore del proprio assistito, il cugino Nomanulhaq Nomanulhaq.
È stata intanto depositata la perizia medico-legale sulla morte di Saman: alla luce di questo, e del futuro deposito di altre perizie, il procuratore Paci ha ravvisato la possibile necessità di ulteriori accertamenti. E, anche vista la complessità del dibattimento, ha domandato di sospendere i termini di custodia cautelare per gli imputati fino al limite massimo previsto. Le difese hanno depositato vario materiale come controprova.
Come le sentenze di condanna, richieste da Scarcella, a carico dei due detenuti, per delinearne la personalità come soggetti non attendibili. Emerge che colui che ha ricevuto la confidenza direttamente da Hasnain, è stato condannato per maltrattamenti fino al 2017 alla moglie per gelosia, verso la figlia per la gonna troppo corta, "impedendole di vestire all’occidentale" e per sottrazione di figli portati nel suo Paese natale. L’altro detenuto, più giovane, ha precedenti per droga.
L’avvocato Liborio Cataliotti, difensore dello zio Danish Hasnain, ha rimarcato che "i riscontri della Procura non sono inediti". E che "le versioni sono smentite dai filmati" della mezzanotte del 30 aprile 2021. E dalla perizia medico-legale.
"Le dichiarazioni dei due detenuti non collimano neanche su quando e dove Danish avrebbe fatto queste dichiarazioni. Secondo la Procura, i riscontri inediti sarebbero due. La presenza del frigorifero, che in realtà non era una novità perché se ne era parlato sui media. E il mozzicone di sigaretta: viene smentita dalla perizia che dice che non è di nessuno dei cinque imputati e lo chiama ignoto 1".
La dinamica dei fatti che è stata riferita dai detenuti, secondo il legale "è contraddetta dai video". I detenuti dicono, secondo il presunto racconto di Hasnain, che tutti e cinque hanno partecipato all’omicidio.
"Ma le telecamere lo escludono. Il padre di Saman, Shabbar Abbas, si è allontanato – obbietta Cataliotti –. Quando lui esce con la moglie Nazia ammesso che gli altri fossero nell’ombra, Abbas rimane sotto l’occhio della telecamera. Nella seconda veduta non c’era la moglie. Non sono mai tutti e cinque insieme".
Poi il fatto che Abbas fumasse durante l’omicidio al quale avrebbe partecipato: "Non è vero". Poi Hasnain "è stato intercettato" dopo l’arresto, "mentre tutto questo è stato fatto al termine delle captazioni".
Caustico l’avvocato Scarcella: "Eravamo tranquilli quando abbiamo saputo del nuovo deposito di attività di indagine della Procura. Poi, dopo aver letto le sommarie informazioni testimoniali dei detenuti, siamo stati ancora più sereni. Vado oltre lo stesso collega Cataliotti".
Scarcella ribalta il quadro: chiede lui stesso di acquisire, "come richiesta di prova", le dichiarazioni dei due testimoni, che definisce "teatranti del genere farsa". Le nuove dichiarazioni "sono ridicole e smentite da circostanze". L’avvocato Enrico Della Capanna per il padre di Saman, Shabbar Abbas, ha invece chiesto di sentire anche altri detenuti con cui Hasnain potrebbe aver parlato: tra loro anche Milan Racz, condannato in primo grado per l’omicidio di via Stalingrado. "Hasnain si confidò col detenuto sotto la doccia e mentre giocava a carte", sollevando quindi dubbi sulle circostanze.