Reggio Emilia, 6 settembre 2023 – “Non è vero che Danish Hasnain venne a dormire a casa mia nella notte del 30 aprile 2021".
Shabbar Abbas, padre di Saman – la ragazza pakistana uccisa e trovata sepolta a Novellara – nega uno dei punti-cardine della ricostruzione fatta dal figlio. Sentito davanti al giudice Luca Ramponi, durante l’incidente probatorio nel giugno 2021, il ragazzino, ora costituito parte civile nel processo per omicidio a carico di cinque imputati, raccontò cosa disse di aver visto prima che sua sorella 18enne sparisse: "Danish le mise una mano sulla bocca". Poi accennò alla notte in lacrime dei genitori. A domanda del pm Laura Galli, riferì che aveva visto solo lo zio Hasnain e che i cugini Ikram Ijaz e Nomanulhaq Nomanulhaq arrivarono nella notte, "10-20 minuti dopo". E raccontò di un dialogo avuto a casa con Hasnain, entrato "un’ora o due dopo l’allontanamento di Saman" e che, a suo dire, rimase lì a dormire: "Lui mi ha detto: ‘L’ho uccisa’. Tua sorella è... non dire ai carabinieri ’".
Shabbar dice che non si spiega perché suo figlio abbia riferito questa circostanza. Così ha riferito ai suoi avvocati difensori Enrico Della Capanna e Simone Servillo, che ieri lo hanno incontrato per la terza volta nel carcere di Modena, dove si trova dopo essere stato estradato dal Pakistan.
Durante il colloquio i legali gli hanno letto per la prima volta sia le dichiarazioni rese da Hasnain durante l’interrogatorio, sia quelle di suo figlio. A fronte di queste ricostruzioni, Abbas ha reso dichiarazioni che contrastano con le ricostruzioni investigative e altri resoconti fatti nel processo.
Ha ribattuto che l’omicidio di Saman "potrebbe essere avvenuto in ambito familiare", ma non ha fatto nomi. Ha ribadito la propria totale innocenza, e anche quella della moglie Nazia Shaheen, ancora latitante: "Non siamo stati noi a uccidere nostra figlia. Non l’abbiamo mai maltrattata e le abbiamo sempre voluto bene". Ha detto che lui non sapeva del tragico destino di Saman e che è all’oscuro delle circostanze che lo hanno accompagnato.
Ha negato il movente, ipotizzato dalla Procura, del rifiuto da parte di Saman delle nozze combinate col cugino in Pakistan: "Non ero contrario al fatto che mia figlia sposasse un altro. L’uccisione delle donne nel nostro Paese per motivi d’onore è un vecchio retaggio: ora non esiste più e nella nostra famiglia non è mai accaduto. A mia figlia – ha riferito – non ho mai imposto restrizioni, ma solo dato consigli. Lei non stava più bene con la famiglia, ma solo perché voleva una vita più libera, non perché le avessimo imposto un matrimonio".
Sulla visita nel gennaio 2021 ai parenti in Pakistan di Ayub Saqib, il fidanzato di Saman in Italia costituito parte civile, Abbas nega minacce e spari in aria: "Non ero affatto contrario alle loro nozze. Anzi, ai suoi familiari chiesi se Saqib avrebbe voluto veramente sposarla, ma loro mi dissero di no perché lui doveva già convolare a nozze con un’altra. Allora io dissi loro che non volevo più che Saqib pubblicasse foto sui social di lui e Saman".
Abbas non fornisce al momento moventi alternativi, limitandosi a parlare di un "possibile litigio finito male", forse legato al fatto che lei voleva andare via di casa. Sulla sua partenza il primo maggio 2021 per il Pakistan insieme alla moglie, Abbas sostiene che l’aveva già preventivata perché dovevano andare a trovare una parente malata: "Anche Saman sarebbe dovuta venire con noi, ma non fu possibile perché lei aveva un divieto di lasciare l’Italia deciso dal tribunale": aspetto, quest’ultimo, che la difesa intende verificare.