Reggio Emilia, 8 febbraio 2023 – Dieci udienze non sono bastate al Pakistan per concedere l’estradizione di Shabbar Abbas, il padre della povera Saman, ammazzata e seppellita in un tugurio pericolante nelle campagne di Novellara (Reggio Emilia).
L’ultima chance per poter avere in Italia uno dei principali indagati per il delitto d’onore che ha sconvolto il nostro Paese è stata un nulla di fatto. Inizierà infatti questo venerdì nel tribunale di Reggio il processo per omicidio e soppressione di cadavere, due capi d’imputazione di cui dovranno rispondere in cinque: il padre, appunto, la madre Nazia Shaneen, lo zio Danish Hasnain e i due cugini Nomanoulaq Nomanoulaq e Ikram Ijaz.
Ma di questi cinque soltanto tre saranno presenti: lo zio e i due cugini. Shabbar inizierà a seguire il processo dal carcere di Islamabad. ’In contumacia’ riassume il gergo giudiziario. Ma questa volta a impedire la presenza di un imputato non è la latitanza, come spesso accade nei tribunali italiani, ma le lungaggini burocratiche di una rogatoria internazionale che assume sempre più i contorni di una beffa. Una presa in giro.
La madre poi, Nazia Shaneen, è irreperibile. E con questo intendiamo dire che nessuno, in Pakistan, la sta cercando. Pare infatti che difficilmente le donne possano essere processate per reati di questo tipo nel Paese asiatico, perché non considerate capaci di prendere una propria decisione autonoma, che ricade sempre sul maschio della famiglia. Il padre-padrone Shabbar, però, non ci sarà. Prosegue infatti, con un ennesimo rinvio a Islamabad, la discussione sulla richiesta di estradizione. In udienza si è affrontato, secondo quanto si apprende, ancora il tema della documentazione arrivata dall’Italia: che sia valida o meno.
Il difensore di Abbas ne avrebbe ancora eccepito la regolarità, non fornendo però ulteriori argomenti a fronte della richiesta del giudice di specificare il motivo dell’eccezione. Il pubblico ministero ha prodotto tutta la documentazione originale emessa dagli uffici pachistani coinvolti nella procedura. Ancora pendente anche la decisione sulla liberazione su cauzione. Che potrebbe rappresentare l’ennesimo vulnus processuale in questa vicenda. Difficile sapere che fine farebbe Shabbar se ottenesse di poter uscire su cauzione. L’udienza è stata rinviata al 14 febbraio.
A vivere con più apprensione queste ore che mancano all’inizio del processo in Corte d’Assise, è certamente Saqib Ayub, il fidanzato di Saman, che si costituirà parte civile. "Se mai otterremo dei soldi, li utilizzeremo per aprire una ‘Fondazione Saman’ che possa tutelare le vittime dei matrimoni forzati", ha raccontato l’avvocato al nostro giornale.
Il giovane non sarà però presente in udienza. "Andrò solo io - spiega il legale - Lui non vuole trovarsi davanti quei mostri", riferendosi ai tre dei cinque imputati che saranno in aula. "I dieci rinvii d’udienza per la decisione sull’estradizione sono scandalosi - dice l’avvocato Falleti - Ho letto parole inaccettabili da parte della difesa di Shabbar che mette in discussione la nostra magistratura".
Un continuo rinvio che lascia l’amaro in bocca a molti, compresi gli inquirenti che quando a novembre hanno ricevuto la notizia dell’arresto di Shabbar, erano praticamente certi di averlo qui alla sbarra per l’inizio del processo.