REDAZIONE REGGIO EMILIA

Processo Saman Abbas, chiesto sconto pena per zio e cugino

Udienza rinviata al 17 marzo. Compagna dello zio ammessa come testimone. L’avvocato del fidanzato: “Ha subito stress e minacce”. Il fratello, invece, “teme di essere ucciso”

Lo zio e il cugino di Saman al processo

Reggio Emilia, 17 febbraio 2023 – Udienza rinviata al 17 marzo. Sarà in quella data che il processo per la morte di Saman Abbas riprenderà, con l'audizione dei primi testimoni indicati dalla Procura di Reggio Emilia, personale di polizia giudiziaria che ha svolto le indagini sull'omicidio. In quella data, inoltre, si capirà se sarà possibile processare in videoconferenza il padre della giovane, attualmente in Pakistan, Shabbar Abbas. L’avvocato del padre, intervistato dalla trasmissione ‘Quarto Grado’  ha dichiarato: “La ragazza è stata rapita e uccisa. I genitori non c'entrano nulla e neanche la famiglia. È stato incolpato lo zio Danish, ma al momento né noi né voi possiamo dire cosa sia successo realmente. Per noi i colpevoli sono il fidanzato di Saman o qualcuno della comunità italiana".

Queste le parole del legale Akhtar Mahmood che ha aggiunto: “Saman aveva detto ai genitori: 'andate in Pakistan e io vi raggiungerò là…'. È stata rapita! Lo Stato italiano ha forzato Saman a finire la scuola ed è stata portata in questa comunità, dove non si sapeva che tipo di persone ci fossero. Ripeto: si punta il dito contro la famiglia senza avere prove". E quanto agli audio di Saman che testimoniano la preoccupazione della ragazza, che pensa di poter essere uccisa dai familiari "non sono vere prove - ha sostenuto ancora l’avvocato del padre - il fidanzato ha detto che Saman non aveva il telefono. Forse lui stesso ha voluto far uccidere la fidanzata. Bisognerebbe indagare anche su di lui. Se Saman non aveva il telefono, come sono stati inviati quei vocali? Quegli audio non sono prove".

Le difese di Danish Hasnain e Ikram Ijaz, rispettivamente zio e cugino di Saman, hanno ribadito la richiesta di rito abbreviato (già presentata e respinta in fase preliminare) nell'ipotesi in cui nel processo sull'omicidio della giovane pakistana vengano escluse le aggravanti e si configuri per gli imputati un reato che non prevede l'ergastolo. Ma la Corte si è invece riservata la decisione sulle richieste di perizie tecniche avanzate dalla difesa dello zio, tra l'altro su geolocalizzazione dei telefoni degli indagati la notte tra il 30 aprile e il primo maggio 2021 e sul sistema di videosorveglianza dell'azienda agricola di Novellara.

Il processo sull’omicidio della ragazza pakistana è iniziato lo scorso 10 febbraio e la mossa dei legali di zio e cugino puntava ad aprire uno spiraglio per guadagnare lo sconto di un terzo della pena, escluso dalla legge per le fattispecie di crimini che comportano il carcere a vita. Inoltre i legali difensori di Ijaz hanno sollevato delle eccezioni sulla regolarità delle notifiche degli atti del processo al loro assistito, dal momento che l'uomo è "analfabeta" e non comprende bene l'italiano. Per la Procura di Reggio, rappresentata dal Pm Laura Galli, il diritto alla difesa è invece comunque garantito dalla presenza del legale e dell'interprete. 

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Associazioni islamiche accolte nel processo

Intanto, sono 10 le parti civili ammesse nel processo per l'omicidio di Saman. Ed è arrivato anche l’ok alla Confederazione islamica italiana, all'Ucoii e alla Grande Moschea di Roma. La Corte di assise di Reggio Emilia le ha infatti ammesse come parti civili, insieme al Comune di Novellara, all'Associazione differenza donna e all'associazione Unione donne d'Italia. Accogliendo invece le eccezioni dei difensori degli imputati Danish Hasnain, Nomanhulaq Nomanhulaq e Ikram Ijaz, zio e cugini di Saman, detenuti in Italia e anche oggi presenti in aula, la Corte presieduta da Cristina Beretti ha escluso altre 13 associazioni e enti che avevano chiesto di costituirsi: tra questi, l'associazione Penelope (che rappresenta i familiari delle persone scomparse) e il Comune di Berceto. Altre parti civili restano poi il fratello di Saman e il fidanzato.

Riserva della Corte sulla decisione di risentire fratello e fidanzato

Riguardo i due giovani, in particolare, l’avvocato dello zio ha chiesto che vengano risentiti. Erano stati ascoltati entrambi sotto le forme dell'incidente probatorio, rispettivamente il 18 giugno e il 23 luglio 2021, poi ci sono state “sopravvenienze istruttorie” ha detto il legale, cioè “c'è stato il ritrovamento del cadavere”. 

La Corte però si è riservata la decisione sulle richieste delle difese degli imputati di risentire i due ragazzi. Una decisione che probabilmente verrà presa dai giudici più avanti, nel corso del dibattimento, alla luce di quello che emergerà.

Ammessi tutti i testimoni, anche la compagna dello zio

Sono invece stati ammessi tutti gli altri testimoni chiesti dalle parti: oltre agli investigatori e consulenti tecnici, anche operatori dei servizi sociali, altri componenti della famiglia Abbas e colleghi di lavoro degli imputati. Tra i testimoni ammessi, anche la compagna di Danish Hasnain, all'epoca dei fatti in Pakistan e arrivata di recente in Italia.

Sarebbe, dunque, disponibile a essere sentita: per il legale di Hasnain, che ha fatto presente in aula la possibilità della nuova testimonianza, "c'è il rischio che rimpatri". Per il legale, si tratta di una testimonianza fondamentale: "c'è un colloquio con Danish - ha spiegato - quello che ho chiesto di tradurre nuovamente, di 16/17 ore dopo il fatto dove la donna chiede notizie di Saman. Quindi mi chiedo, gli inquirenti dicono 'è già trapelato qualcosa', bene glielo chiediamo. Sono riuscito a farla venire in Italia, chiediamo cosa in Pakistan si è saputo, chi ha fatto trapelare le notizie, e che notizie sono arrivate. Ce lo dica lei, l'ho inserita nella lista dei testi ma non le ho parlato del fatto, per non condizionarla".

Legale del fratello: “Teme di essere ucciso”

"Questo ragazzo è certo che per aver parlato subirà la stessa sorte della sorella”, ha detto in aula l'avvocato Valeria Miari, che assiste come parte civile il fratello di Saman Abbas. Il giovane, minorenne, è testimone chiave nel processo ai cinque familiari della 18enne accusati dell'omicidio. Le difese degli imputati hanno chiesto di risentirlo nel processo, mentre la sua avvocata si oppone facendo riferimento anche a “forti pressioni che ha subito da persone vicine al nucleo familiare” e “al trauma subito”. “Ha chiesto di vedere il corpo, è convinto sia la sorella”, ha detto ancora.

L’avvocato del fidanzato: “Ha subito minacce e stress”

Il "forte stress” subito dalla vicenda e “le minacce subite, oggetto di altro procedimento penale, che arrivavano a ogni sua uscita pubblica” sono due elementi su cui ha insistito poi l'avvocato Claudio Falleti, difensore del fidanzato di Saman Abbas, per opporsi a una nuova testimonianza del suo assistito. Nonostante sia stato già sentito in incidente probatorio  i difensori di zio e cugini di Saman, lo hanno inserito nelle loro liste testi su cui si deve esprimere la Corte d'assise. Ma “non essendoci ulteriori nuove circostanze”, ha detto Falleti in aula, non è necessario chiamarlo a deporre.

Chiesto il visto per i genitori del ragazzo di Saman

“Ho sentito che l'avvocato di Danish Hasnain ha ringraziato le istituzioni per aver fatto arrivare in Italia la compagna del suo assistito. Io non posso fare lo stesso, nonostante abbia chiesto da un anno e mezzo al ministero degli Esteri e all'ambasciata a Islamabad di far venire in Italia i genitori di Saqib”. Lo ha detto al termine dell'udienza in Corte di assise a Reggio Emilia l'avvocato Claudio Falleti. Il giovane, anch'egli pakistano, è stato vittima di minacce “per cui è in corso un procedimento a Frosinone e così anche i suoi familiari in patria”, ha spiegato Falleti, precisando di aver chiesto per i genitori del ragazzo “un visto con validità territorialmente limitata per ragioni di tutela”.