ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

Saman, la madre: “Sono innocente”

Le parole della donna al suo legale: "Non so chi l’ha uccisa, Danish dice bugie". Il magistrato pakistano dà il via libera all’estradizione, ora deciderà il governo

Reggio Emilia, 22 giugno 2024 – “Sono innocente. Non sono coinvolta in alcuna attività illegale e nemmeno nell’omicidio di mia figlia”. Dal Pakistan, dove si trova in carcere nell’attesa che si ultimi il percorso per l’estradizione in Italia a cui lei ha dato l’assenso, rimbalzano le prime, decise, parole scandite da Nazia Shaheen, condannata in primo grado all’ergastolo, così come il marito Shabbar Abbas, per la morte della loro figlia 18enne Saman, uccisa il primo maggio 2021 a Novellara.

Nazia, la madre di Saman, in una foto assieme alla figlia
Nazia, la madre di Saman, in una foto assieme alla figlia

Affidando il suo pensiero all’avvocato che la difende in Pakistan, Akhtar Mahmood, la donna respinge con fermezza qualsiasi addebito. "Non so chi sia l’assassino di mia figlia”, sostiene lei. In attesa che Shaheen giunga in Italia, dal Pakistan arriva già una pesante accusa che lei lancia a Danish Hasnain, fratellastro di Shabbar Abbas, condannato a 14 anni per omicidio e soppressione di cadavere: “Danish fa dichiarazioni errate – sostiene la donna attraverso il legale – e dice bugie”.

Un’affermazione che appare in linea con quanto riferito anche dal marito Shabbar, in maggio, nelle dichiarazioni spontanee rese davanti al procuratore Paci. Chiediamo quale sia lo stato d’animo della donna, che il 30 maggio, alle 23 ora pakistana, è stata arrestata a Kharian, in un villaggio al confine con il Kashmir, a casa di parenti, al culmine di un blitz della polizia del Punjab in collaborazione con l’Interpol: un’operazione a cui hanno dato supporto investigativo i carabinieri del nucleo investigativo, coordinati dal procuratore capo Calogero Gaetano Paci. E che si è potuta realizzare grazie al lavoro diplomatico e alla volontà governativa.

"È molto sicura di sé, fredda e calma senza alcuna paura”, la descrive il suo legale, specificando che la donna "ha anche specificato alle autorità italiane di essere una pakistana di fede musulmana e di voler osservare in Italia lo stile di vita islamico”.

Nello specifico, la donna “ha domandato che le siano forniti gli oggetti necessari per poter pregare cinque volte al giorno e che possa indossare gli indumenti musulmani-pakistani". Il legale Mahmood ribadisce che “Nazia ha acconsentito ad affrontare il percorso verso l’Italia e non ha contestato la richiesta di estradizione avanzata dall’Italia in Pakistan. Lei sa tutto di ciò che succede per quanto riguarda il marito e la vicenda. Molto presto – stima – verrà in Italia per affrontare il procedimento che riguarda la morte di sua figlia”.

Ieri mattina a Islamabad si è fatto un altro passo in avanti verso la consegna della donna all’Italia: dopo l’assenso dato da Shaheen, è arrivato anche il parere favorevole all’estradizione del magistrato inquirente pakistano, che poi sarà trasmesso al gabinetto del Primo ministro, dunque al governo, per la decisione finale.

Intanto sono stati depositati i ricorsi in Appello di chi ha impugnato il verdetto: oltre alle difese dei genitori e dello zio, figura anche Alì Haider, il fratello di Saman costituito parte civile, nonché quello della procura, che ha chiesto la condanna per tutti e le aggravanti della premeditazione e motivi futili e abietti.