Tra i numerosi elementi di prova ripercorsi venerdì nella requisitoria per l’omicidio di Saman Abbas, il procuratore capo Calogero Gaetano Paci ha citato un dialogo in cui il padre Shabbar Abbas disse al figlio che piangeva: "Dammi perdono per i miei errori". E un altro, datato 8 giugno 2021, col fratellastro Zaman Fakhar, che per Paci rappresenta una confessione: "Ho lasciato mio figlio, ho ucciso mia figlia e poi sono venuto qui", cioè in Pakistan. I ruoli dei singoli imputati sono stati poi descritti analiticamente dal pm Laura Galli, che ha formulato le richieste di condanna: ergastolo per i genitori. Trent’anni per gli altri tre imputati e le attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti: per lo zio, per aver fatto trovare il corpo della vittima; per i cugini, per la giovane età e la sudditanza verso gli altri adulti imputati. Partiamo dal padre. "Shabbar è colui che ha deciso l’omicidio della figlia - sostiene il pm - . Non poteva essere l’esecutore materiale perché ci volevano almeno due minuti per strozzare Saman e non è mai stato ‘fuori’ dalle telecamere". Per lui viene ravvisato un concorso morale e anche materiale "perchè ha agevolato l’esecuzione portando Saman fuori casa e l’ha consegnata all’assassino". La madre Nazia Shaheen "è una vittima del marito che la picchiava, ma ha aderito a quei valori ed era convinta che Saman fosse morta per colpa sua, perché era una pazza e una disgrazia per la famiglia". Ha partecipato alla riunione "in cui si pianificò la morte della figlia". Per il pm "non ci sono differenze" tra lei e il marito. Il video in cui si vede Saman uscire di casa, dopo la mezzanotte del primo maggio 2021, e poi scomparire, "è la prova che i genitori hanno consegnato la figlia agli assassini". A sostegno della premeditazione, il pm ha citato l’acquisto dei biglietti per il Pakistan e lo scavo della fossa: "Per fare una buca fatta bene bisogna saperlo fare e gli imputati sapevano farlo, è un’attività che richiede una certa perizia". L’aggravante dei motivi abietti viene spiegata col fatto che Saman fu uccisa "perché voleva vivere la propria vita". Il pm ha detto anche che nel caso la Corte ritenesse alla base un motivo religioso "l’azione è comunque sproporzionata". Poi lo zio Danish Hasnain. "La sera del delitto viene chiamato da Abbas e arriva: è l’esecutore materiale del delitto. Ha concorso anche alla soppressione del cadavere". Per il pm era il più partecipe di tutte le vicende degli Abbas. "Conosceva la storia di Saman, dalle sue fughe al rifiuto del matrimonio, e si occupava del fratello minore". Lui fece ritrovare il cadavere: per il pm "sapeva dov’era Saman, come solo chi ha scavato poteva sapere". Sono infine ritenute "sovrapponibili" le posizioni dei due cugini Ikram Ijaz e Nomanulhaq Nomanulhaq, "consapevoli del progetto e concorrenti materiali": secondo il pm, "sapevano del piano per uccidere Saman e può essere che non la maltrattassero per non farla scappare". Per l’accusa ci sono prove che hanno contribuito allo scavo della buca.
CronacaSaman, madre colpevole anche se vittima lei stessa: "Ha aderito a quei valori"