Difesa e contrattacco. Danish Hasnain non sta certo ad aspettare. Al contrario, gioca di rimessa e ’punge’ in contropiede. Nega tutti gli addebiti, ’mette in mezzo’ suo fratello e non acconsente alla una sua estradizione in Italia.
Davanti al giudice. Ieri pomeriggio, Danish Hasnain, lo zio di Saman Abbas, la diciottenne di nazionalità pakistana, scomparsa da Novellara il 30 aprile scorso e probabilmente uccisa, arrestato due settimane fa a Parigi è comparso davanti alla Chambre de L’Instruction presso la Corte d’Appello di Parigi. Si tratta dell’organo giudiziario che è chiamato a dover decidere sulla richiesta di estradizione che pende sul capo di colui il quale è considerato l’esecutore materiale dell’omicidio della diciottenne. Danish, secondo la giustizia francese è accusato dei reati di sequestro, lesioni e omicidio, come gli ha notificato il giudice al momento in cui si è presentato in aula. La presidente della corte, infatti, lo ha ’accolto’ esplicitandogli le accuse presenti sul fascicolo inviato dal Governo italiano, recante anche la richiesta di estradizione.
Danish, presentatosi in aula con le manette ai polsi e vestito con una felpa bianca, ha ascoltato in silenzio le parole della presidente della corte transalpina, il cui significato gli è stato tradotto dall’interprete. Poi è toccato a lui prendere la parola, come previsto dal diritto francese.
"Nego tutto" . E qui, con voce calma ma decisa, Danish Hasnain ha iniziato a giocare la sua ’partita’ giudiziaria: "Prendo atto di tutto quanto ha pronunciato questa corte - ha attaccato - ma è tutto falso. E’ il padre di Saman che ha detto che era stato lo zio, cioè il sottoscritto. Non capisco come si sia arrivati a questo mandato a livello di Interpol. Mi ha visto forse qualcuno? Sono forse uscito di casa?".
Verità o gioco delle parti? Dichiarazioni fatte in autonomia o una strategia famigliare preordinata? Difficile da capire in questa fase primordiale di un procedimento che si sta snodando lontano dal suolo italiano, certo è che queste dichiarazioni fanno decisamente scalpore. Ma ’zio Danish’ prima di essere interrotto dal giudice francese ("Questa corte non ha la competenza di giudicare nel merito") ha esplicitato la sua contrarietà ad essere estradato in Italia. Ha infine firmato il verbale dell’udienza, è stato riammanettato ed accompagnato nuovamente nel carcere di Fresenes.
A ottobre. La corte ha fissato una seconda udienza il 20 di ottobre chiedendo alle autorità italiane un complemento di informazioni sul caso. "Il mio lavoro inizia adesso - ha dichiarato all’uscita Layla Saidi, l’avvocato difensore di Hasnain - Ad ottobre sottoporremo i nostri argomenti. Da capire se questo mandato è conforme al diritto internazionale e al diritto europeo che unisce Francia e Italia"
ni. bo.