ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

Saman, il sopralluogo dell’orrore Il processo si sposta a Novellara Imputati e giudici nelle abitazioni

Al setaccio le case degli Abbas e il casolare della sepoltura. I difensori: "Volevamo riscontri sensoriali". Gli investigatori in aula: "La sera prima del delitto i familiari con le pale fecero le prove generali".

Saman, il sopralluogo dell’orrore  Il processo si sposta a Novellara  Imputati e giudici nelle abitazioni

Saman, il sopralluogo dell’orrore Il processo si sposta a Novellara Imputati e giudici nelle abitazioni

di Alessandra Codeluppi

Ha chiesto di vedere una piantina di rosmarino. Accompagnato sul lato della casa in cui abitava, ha detto che lì la terra non è come l’altra terra. Lui, Danish Hasnain, lo zio di Saman Abbas, e i due cugini Ikram Ijaz e Nomanulhaq Nomanulhaq, hanno partecipato ieri pomeriggio al sopralluogo chiesto dalle difese nei luoghi di Novellara legati all’omicidio della 18enne pakistana.

C’era la Corte d’Assise, presieduta dal giudice Cristina Beretti, a latere Michela Caputo e i membri popolari, più avvocati difensori e parti civili. Così il processo dal tribunale si è spostato tra le campagne di Novellara: prima tappa, unico posto dove sono entrati anche i detenuti, la casa di via Comunale 2 in cui abitavano lo zio e i cugini. Poi l’abitazione tristemente nota, distante 700 metri, di via Colombo 103, dove risiedevano la vittima, il fratello minore e i genitori imputati, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen. Infine il casolare diroccato di via Reatino dove Saman fu sepolta.

Danno un significato opposto alla visita la difesa e le parti civili, ma al centro c’è il racconto del fratello di Saman. Secondo Liborio Cataliotti, che assiste Hasnain, "il sopralluogo serviva a verificare sensorialmente lo stato dei luoghi. I protagonisti danno versioni diverse su frasi dette o scritte, e sui fatti visti dalla porta o dalle finestre di via Colombo. Noi difensori abbiamo fatto le prove, chiedendoci se il fratello di Saman potesse davvero ascoltare dall’ingresso quanto qualcuno diceva al livello della quarta-quinta serra. E siamo dati una risposta". Cataliotti lascia intendere che non ritiene credibile il fratello, che d’altra parte ha puntato il dito proprio sul suo assistito.

Barbara Iannuccelli, avvocato di parte civile per Ayub Saqib, fidanzato di Saman: "Abbiamo un testimone oculare dell’omicidio. Il fratello era sulla porta e ha visto: sono i 6 metri che lo distanziavano dalla sorella, che sulla carraia ha percorso l’ultimo miglio del condannato a morte".

IN AULA

Al mattino è stato ascoltato il maggiore Maurizio Pallante, comandante del nucleo investigativo dei carabinieri, citato come teste del pm Laura Galli: si è soffermato anche su quella stradina bianca.

Ha parlato di "prove generali dell’omicidio" descrivendo quanto ripreso dalle telecamere prima del 29 aprile 2021. Secondo l’inquirente, "dopo il 29 tutto ciò che prima era normale non lo era più: telefonate e movimenti anomali ci hanno confermato che era successo qualcosa". Il maggiore cita "un’immagine della videosorveglianza dove tutti e tre imboccano la carrabile delle serre, dove sarebbe stato commesso l’omicidio, per poi rientrare, parlare con Nazia Shaheen e prendere le pale". Si sofferma su una telefonata delle 18.53, in rapporto alle riprese.

"Le telecamere dell’azienda Bartoli sono 10 minuti avanti, ma ciò – puntualizza lui – non sposta nulla ed è anzi più favorevole", riferendosi alla tesi accusatoria. "Risulta una chiamata di un numero con 912 finale che contatta Nomanulhaq per 54 secondi. La scheda era intestata a Shabbar Abbas: dal 27 aprile all’1 maggio fu inserita nel telefono del fratello di Saman, dall’1 maggio alle 18 fino alle 6 del 5 maggio su quello di Hasnain tranne un paio di giorni. Pensiamo che quel dialogo di 54 secondi sia propedeutico all’incontro tra i soggetti. In quel momento Danish era in casa col fratello di Saman, che non venne fatto partecipare alle attività di scavo. È altamente probabile che sia andata così, anche se non abbiamo certezza".

Pallante ha anche ripercorso la storia della sorella di Shabbar Abbas. Lei, Shamza Batool, ha vissuto prima a Novellara e poi a Manchester: il primo maggio inviò al fratello di Saman in cui sembrava istruirlo su cosa dire dopo la partenza dei genitori in Pakistan. Come anticipato dal Carlino, la donna fu al centro di un mandato di indagine europeo: dopo la scomparsa di Saman, la polizia inglese la cercò a Manchester, ma lei non c’era più, era tornata in Pakistan. Secondo il maggiore, quel messaggio "dimostra che più soggetti erano al corrente dell’omicidio "per onore", perché "la natura pubblica del fatto avrebbe restituito la rispettabilità alla famiglia". Durante il controesame, l’avvocato Luigi Scarcella, difensore di Nomanulhaq Nomanulhaq ha depositato documenti su una circostanza particolare: il suo assistito presentò nel dicembre 2021, quando era già stato dichiarato latitante da mesi, una domanda di inclusione in Spagna; una richiesta di domicilio al municipio di Barcellona datata gennaio 2022 e accessi agli ospedali, "fatti col suo passaporto" che riportava il suo vero nome scritto in questa forma: Noman Ul Haq". Lui fu poi arrestato a Barcellona nel febbraio 2022.