È entrato con una maglia bianca con la scritta ‘Simplicity’, il fidanzato di Saman Abbas. Ma l’udienza in cui è stato sentito si è rivelata complessa: lui ha ricostruito la sua storia d’amore con la 18enne uccisa, i concitati momenti prossimi alla scomparsa, ha risposto su diverse incongruenze contestate e si è soffermato sulle minacce subite "da Shabbar Abbas e da Danish Hasnain" e su quelle che il padre di Saman avrebbe fatto ai suoi parenti in Pakistan nel gennaio 2021. Nel finale, è sorta una questione sollevata dall’avvocato difensore Luigi Scarcella, secondo il quale lui doveva essere indagato per calunnia: la Corte ha concordato, ma la deposizione è continuata perché lui era già assistito da un legale come parte civile. Toccante il momento in cui è stata fatta sentire la voce di Saman, attraverso un messaggio vocale che aveva mandato alla sua educatrice della comunità di Bologna.
"Nel 2020 ho conosciuto Saman su Tik Tok. L’ho vista per la prima volta a Bologna il 16-17 gennaio 2021. La incontrai tre-quattro volte a Bologna, poi nell’aprile 2021 a Roma".
È iniziata così, ieri poco dopo le 14, la lunga deposizione di Ayub Saqib, il giovane pakistano la cui storia d’amore con Saman sarebbe stata ostacolata dalla famiglia di lei che voleva farla sposare con un cugino in Pakistan. Il ragazzo, 26 anni, si è costituito parte civile affidandosi all’avvocato Barbara Iannuccelli: "Più avanti – annuncia il legale – anche i suoi genitori saranno sentiti in tribunale per le minacce subite in Pakistan", con riferimento a quanto avrebbe fatto il padre Shabbar Abbas.
I GIORNI INSIEME
Sui loro incontri quando lei era accolta in comunità protetta, Saqib ha detto ieri che "Saman aveva chiesto la prima volta il permesso, ma poi no, perché non le veniva dato, e quindi lei veniva senza informare". Rispondendo all’avvocato Mariagrazia Petrelli, difensore del cugino imputato Ikram Ijaz, ha parlato degli otto giorni trascorsi insieme nella Capitale: "Lei lasciò la comunità l’11 aprile 2021 e venne da me direttamente a Roma, dove lavoravo, perché dovevamo sposarci. Prima ne avevamo solo parlato, poi abbiamo preso la decisione nel periodo a Roma, altrimenti sarebbe tornata in comunità". Momento in cui, dice lui, "comprammo l’abito da sposo per me, che fu scelto da Saman. Invece il vestito di Saman glielo aveva mandato mia madre".
I DOCUMENTI
Poi ci si è soffermati sul nodo delle carte utili per le nozze, da cui è emersa la prima contraddizione. "Chiesi informazioni a un amico. Era indispensabile avere il passaporto e servivano altri documenti. Io avevo il passaporto, Saman no". Ha affermato che "la decisione che Saman tornasse a casa l’avevano presa insieme". Petrelli ha rimarcato che lui, durante l’incidente probatorio del luglio 2021, aveva sostenuto di aver detto a Saman che la sua vita, andando a casa, era in pericolo. Saqib ha confermato, aggiungendo che "lei aveva detto che doveva per forza andare a casa per prendere i documenti". Il difensore ha poi proiettato in aula una conversazione tra Saman e un’educatrice della comunità di Bologna, in cui la 18enne scriveva invece all’operatrice che era stato Saqib a convincerla ad andare a casa a prendere i documenti. "Non è vero – ha ribattuto lui –. La decisione l’abbiamo presa insieme, io non ho forzato Saman". Poi ha parlato di un’altra circostanza, quando il 22 aprile 2021 a casa di Saman andarono i carabinieri: "Saman mi riferì che i carabinieri le chiesero perché fosse tornata, lei rispose ‘per i documenti’ e che sapeva che la sua vita era in pericolo ma doveva prenderli".
LA PAURA
La ragazza gli avrebbe anche riferito che "il padre avrebbe uccidere persone qua e in Pakistan". "Lui aveva fatto uccidere una persona in un bar, coinvolgendo due parenti, poi andati in galera, e un africano poi fuggito". Un’accusa pesante, emersa anche in passato, e che non risulta nei precedenti penali di Abbas. Saqib ha anche accennato ai loro momenti insieme: "Lei diceva che quando era con lui era felice, perché la sua famiglia era pericolosa". E poi che "quando lei partì da Roma, mi disse di avvisare i carabinieri se non io non avessi avuto sue notizie per due giorni. Cosa che io feci il 4 maggio 2021", cioè tre giorni dopo la sua sparizione. E che il 30 aprile 2021 ha sentito Saman "per l’ultima volta alle 23.32 tramite messaggio. Lei mi era sembrata preoccupata. Avremmo poi dovuto rivederci il 4 maggio".
LA LITE
I fidanzati litigano in una chat del 30 aprile 2021. Saman scrive che sarebbe andata via molto lontano. Saqib risponde: "Tu sei andata con la mia volontà. E uscirai di casa con la mia volontà". Di fianco viene annotato in rosso: "Saqib usa un tono impositivo". A domanda dell’avvocato Cataliotti, lui dice che Saman non gli ha mai i detto che quel giorno sarebbe andata via. Un dialogo che Saqib spiega dicendo che lei voleva andare via, mentre lui diceva di no finché non avesse avuto i documenti.
IL PERICOLO
"Saman mi diede i nomi dei parenti che avrebbero potuto farle qualcosa di male". Saqib dice che il riferimento è a quanto le sarebbe potuto accadere in Italia.
MINACCE IN PAKISTAN
In serata è stato proiettato il video di quando Shabbar Abbas avrebbe raggiunto i suoi parenti per minacciarli nel caso in cui lui sposasse Saman. Ha indicato presenti il proprio fratello di spalle, che gli inviò il filmato, Abbas "che mi fu indicato da Saman" e il fratello di Nazia Shaheen. "Anche quando dicemmo che io e Saman ci eravamo lasciati, Abbas e Hasnain mi minacciarono al telefono".