REDAZIONE REGGIO EMILIA

Saman, dopo la sentenza. Anche il fratello fa ricorso

Alì Haider, oggi 19enne, ha impugnato la sentenza di primo grado . Per l’omicidio della 18enne pakistana aveva chiesto 500mila euro di danni.

Saman, dopo la sentenza. Anche il fratello fa ricorso

Saman, dopo la sentenza. Anche il fratello fa ricorso

Il fratello di Saman Abbas, Alì Haider, oggi 19enne, ha impugnato la sentenza di primo grado per l’omicidio della 18enne pakistana, avvenuto il primo maggio 2021 a Novellara. Il giovane si era costituito parte civile, ma la Corte d’Assise non gli ha riconosciuto alcun risarcimento danni. Stessa decisione era stata presa per Ayub Saqib, il fidanzato della giovane in Italia. Come si ricorderà, la veste processuale di Haider era cambiata nel dibattimento: i giudici lo avevano dichiarato testimone indagabile, alla luce di indizi di reità per i quali, a detta della Corte d’Assise, lui doveva essere messo sott’inchiesta, per fare quantomeno un approfondimento investigativo.

Haider era stato sentito con l’assistenza di un avvocato difensore con il diritto di avvalersi del silenzio, a differenza del testimone che è tenuto a dire la verità. Nelle motivazioni della sentenza, i giudici avevano parlato di "intrinseca inattendibilità e inaffidabilità del narrato" del giovane, che all’epoca della morte di Saman aveva 16 anni. Secondo la Corte d’Assise, "vi è il fondato sospetto che le sue dichiarazioni siano state condizionate dalla paura di essere coinvolto lui nella vicenda e dalla costante preoccupazione di tutelare i genitori, nella convinzione, invero fondata, di essersi ormai conquistato la fiducia degli inquirenti, accettando anche di accusare Ijaz e Nomanulhaq, di cui prima aveva professato l’innocenza".

Oltreché da parte delle difese, la sentenza è stata appellata anche da Haider per il risarcimento: lui aveva chiesto uma provvisionale di 500mila euro e il danno complessivo da quantificare in sede civile.

Nel ricorso presentato dall’avvocato di parte civile Angelo Russo, un centinaio di pagine, si contesta la valutazione sulla sua credibilità: si contestualizzano le dichiarazioni nel momento in cui le ha rese rispetto all’omicidio, i suoi stati d’animo, il contesto sociale e si provano a spiegarr le incoerenze ravvisate nel suo racconto.

Anche la Procura, nel ricorso in cui chiede la condanna cui tutti e cinque gli imputati, oltre al riconoscimento della premeditazione e dei futili motivi, ha ribadito la visione di Haider come vittima della sudditanza dai genitori, chiedendo che il suo status venga modificato da testimone indagabile a vulnerabile.

Alessandra Codeluppi