L’emozione irrompe per la prima volta nel processo per l’omicidio di Saman Abbas. È il pianto ripetuto del padre, accusato della morte della propria figlia. Shabbar Abbas, finora mai uno sguardo agli altri parenti imputati, non è riuscito a reggere l’impatto con le foto che ritraevano il cadavere della figlia, proiettate durante l’audizione dei periti medico-legali. Di fronte a quei poveri resti ossei, intrisi di terra e che nulla restituiscono della Saman viva, lui è rimasto a capo chino: per non vederle si è schermato il volto con le mani ed è scoppiato in lacrime più volte. I suoi avvocati Enrico Della Capanna e Simone Servillo lo hanno sentito tremante, mentre un agente della polizia penitenziaria gli ha chiesto se avesse bisogno di aiuto. Durante l’udienza davanti alla Corte d’Assise, presieduta dal giudice Cristina Beretti, a latere Michela Caputo e i membri popolari, ieri sono stati sentiti tre dei quattro specialisti incaricati dal tribunale, che hanno redatto una relazione di 472 pagine frutto dell’analisi medico-legale, genetica e degli accertamenti sui terreni dove Saman è stata sepolta. Hanno parlato il medico legale e antropologo Cristina Cattaneo, l’anatomopatologo Eugenio Biagio Leone e il genetista forense Roberto Giuffrida (l’archeologo forense Dominic Salsarola sarà ascoltato in un’altra udienza). La professoressa Cattaneo ha illustrato le condizioni compromesse in cui fu ritrovato il cadavere di Saman. Nella perizia si dice che lo scavo è stato realizzato attraverso "sei-sette interventi". Dall’autopsia è emerso che la morte dovuta ad asfissia meccanica causata dalla frattura dell’osso ioide, robabilmente derivata dallo strozzamento con le mani. Leone ha puntualizzato che il trauma è stato inferto mentre lei era in vita, come emerso dalla presenza di sangue nei polmoni. Giuffrida ha riferito che la ricerca di tracce genetiche sugli abiti "si è rivelata difficile". Il mozzicone di sigaretta trovato per terra è uomo 1, mentre il Dna su semi di zucca masticati di una donna sconosciuta: nulla, tra i reperti trovati a terra, reca tracce biologiche degli imputati. Cattaneo si è soffermata sulla mancanza delle scarpe di Saman: "A volte possono sfilarsi durante spasmi o eventi accidentali". Ma non ha potuto dare spiegazioni che esulano dal suo campo. Sulle calze si è limitata a dire che "potrebbero essere state degradate nella terra". L’avvocato Luigi Scarcella per il cugino Nomanulhaq Nomanulhaq ha voluto verificare l’attendibilità del racconto dei due detenuti che riferirebbero la confessione dello zio Danish Hasnain, ovvero un possibile colpo secco al collo per far morire Saman datole alle sue spalle, da davanti a dietro. "Sono più manovre da film - le liquida Cattaneo -. Di solito succede negli incidenti stradali in cui l’osso ioide non viene coinvolto perché fluttua. È molto improbabile che sia andata così". A domanda dell’avvocato Enrico Della Capanna per Abbas, Cattaneo ha aggiunto che "è abbastanza difficile stabilire la posizione reciproca tra vittima e aggressore". L’avvocato Cataliotti ha introdotto la possibilità dell’uso di un "foulard o velo" per uccidere la ragazza: "L’uso di strumenti non avrebbe cambiato i tempi del decesso: dipende da forza e velocità". A fine udienza la Corte ha ravvisato una necessità di tutelare la genuinità del processo e la sicurezza di Hasnain: potrebbe essere trasferito in altro carcere. Venerdì prevista l’audizione del padre Abbas e del fidanzato in Italia di Saman, Ayub Saqib, costituito parte civile.
CronacaSaman, autopsia incerta. Né tracce genetiche né dinamica chiara. Il padre in lacrime