Novellara, 12 luglio 2021 - "Chi uccide una persona è come se avesse ucciso l’intera umanità. Se la salva, è come se avesse salvato l’umanità. Questa è la nostra cultura, non il contrario". L’Iman pakistano è chiaro nella sua preghiera di saluto alle circa trecento persone presenti ieri sera al flash mob contro la violenza e contro ogni forma di privazione della libertà, organizzato dalla comunità pakistana della Bassa.
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Unanime la condanna a quanto avvenuto a Saman Abbas. Il mediatore Atif Nazir, che conduce la serata, è chiaro: "Noi immigrati di seconda generazione abbiamo due culture alle spalle: quella del Paese d’origine e quella italiana.
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E nessuna di queste culture permette matrimoni forzati e violenze". Nel suo saluto il sindaco Elena Carletti, circondata da altri suoi colleghi della Bassa, è categorica: "Quello che è accaduto a Saman è un gesto isolato, che tale dovrà restare se avremo la forza di condannarlo". I messaggi lanciati dai portavoce della comunità pakistana e dai giovani, anche da ragazze coetanee di Saman, sono tutti contro la violenza e contro la limitazione della libertà. C’è chi fa notare come su 150 mila pakistani in Italia, "solo 139 sono in carcere". "Non è vero che non vogliamo integrarci. Anzi", dice un rappresentante della comunità. Che aggiunge: "Chi non accetta le regole della società che lo accoglie, non è obbligato a restare. Chi si sente estraneo, se ne torni a casa. Non è giusto che per colpa di pochi ci debba rimettere un’intera comunità".