REDAZIONE REGGIO EMILIA

Chi era Saman Abbas: la storia della giovane uccisa dalla sua famiglia

La diciottenne pachistana rifiutò un matrimonio combinato e, per questo, venne strangolata e seppellita sotto un casolare, poco distante da casa sua a Novellara

Reggio Emilia, 26 marzo 2024 – La triste storia di Saman Abbas si conclude oggi con un funerale in forma strettamente privata a Novellara. La vicenda della diciottenne pachistana brutalmente uccisa dalla sua famiglia per essersi sottratta a un matrimonio forzato ha fatto il giro del mondo.

La ragazza venne uccisa nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio 2021, a Novellara, nella bassa di Reggio Emilia dove la famiglia si era trasferita per coltivare la frutta. Aveva 18 anni (era nata il 18 dicembre 2002 nel villaggio di Mandi Bahauddin) e il rifiuto di un matrimonio combinato fu la causa scatenante che portò i genitori e lo zio all’estrema decisione. L’omicidio e il sotterramento del cadavere: poi la fuga e il diniego di c’entrare qualcosa nella faccenda. 

Saman si sentiva a tutti gli effetti italiana, per questo chiedeva di poter vivere la vita e l’amore come voleva lei. Così è diventata, suo malgrado, simbolo nella violenza contro le donne e contro una concezione antica e distorta dei rapporti familiari, fatta di soprusi, controlli e costrizioni.

Nel dicembre scorso si è arrivati a una prima importante sentenza di primo grado: ergastolo ai genitori (anche se la madre è ancora latitante), 14 anni allo zio Danish e assolti i cugini. Per questi ultimi tre però erano stati chiesti 26 anni. 

Ma cosa successe a Saman? Chi la uccise e quando fu ritrovato il suo corpo?

Saman Abbas: chi era e perché è morta
Saman Abbas: chi era e perché è morta

La scomparsa e il ritrovamento di Saman

Dopo la sua scomparsa ci sono state tantissime ricerche, durate un anno e mezzo. I campi attorno alla sua casa sono stati setacciati in lungo e in largo alla ricerca del corpo delle ragazza. 

Ma il ritrovamento del cadavere fu possibile solo tramite l’indicazione dello zio Danish (accusato di essere l’esecutore materiale dell’omicidio): fu infatti poco dopo l’arresto del padre della ragazza che lo zio, dal carcere, decise di indicare dove era stato sepolto il corpo della nipote. Ovvero in una fossa scavata nella terra, dentro un casolare diroccato a mezzo chilometro da casa. Lì dove tutti l'avevano cercata ma nessuno l'aveva trovata, nonostante l'impiego di uomini, risorse e sofisticati strumenti. 

Il movente, indicato dalla Procura, per la sua morte fu indicato con la sua opposizione alle nozze combinate con un cugino in Pakistan, la volontà di affermare il suo amore per un giovane connazionale - Ayub Saqib - osteggiato dalla famiglia di lei; nonché la scelta di vivere diversamente da quanto prescrivono i dettami culturali musulmani e pakistani.

L’arresto dei famigliari

Il giorno dopo il delitto era il primo maggio 2021. Si capì ben presto che la diciottenne non era solo sparita e le indagini dei carabinieri si concentrarono sui familiari. I genitori, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, erano volati in Pakistan. Così, i primi a venir individuati sono stati gli altri tre parenti, fuggiti in Europa tra Francia e Spagna, ovvero: il cugino Ikram Ijaz (a fine maggio 2021 su un pullman francese), lo zio Danish Hasnain, il 22 settembre a Nord di Parigi, e poi l'altro cugino, Nomanhulaq Nomanhulaq, a febbraio 2022 a Barcellona.

A novembre infine, è stata la volta del padre Shabbar Abbas. Poi dopo decine di rinvii, quando il processo era già iniziato, è arrivato anche un risultato mai registrato in precedenza: l'estradizione di un cittadino pachistano concessa dal suo Paese all'Italia. A inizio settembre 2023 Shabbar è stato consegnato ai carabinieri italiani, portato in Emilia e ha iniziato a prendere parte alle udienze. La moglie Nazia rimane l'unica latitante ma gli investigatori reggiani non intendono mollare.

Come morì Saman

Saman è stata strangolata. La certezza è arrivata dagli investigatori che, una volta riesumati i resti del corpo dal casolare vicino alla casa degli Abbas, hanno decretato prima l'identità certa del corpo, riconoscendo Saman dai denti e da un sorriso in una foto. Poi hanno confermato la causa della morte, per strangolamento o strozzamento.

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Le testimonianze

Hanno testimoniato i vicini, gli assistenti sociali e altri parenti, tra cui il fratello Alì Haider, che ha ribadito per tre udienze le accuse contro i suoi familiari. Altro testimone cruciale è stato il fidanzato di Saman, che si è costituito parte civile nel processo: Ayub Saqib.

Il fratello, ora diciottenne, in particolare è stato il testimone-chiave di quanto avvenuto nell'ultima sera di vita della sorella.

La storia d’amore con Saqib

Saqib e Saman si erano innamorati. Volevano sposarsi. Ma la famiglia Abbas aveva promesso in sposa la figlia ad un cugino in patria. Per questo Saman era fuggita, rivoltandosi a quella maledetta imposizione, denunciandoli e finendo in una comunità protetta. È in questo periodo che conosce Saqib, in chat, come due normali ragazzi d’oggi. Si incontrano e si mettono insieme. La famiglia di lei non approva. E arrivano le violente minacce da parte della famiglia Abbas, in Pakistan ai genitori di Saqib e in Italia al ragazzo stesso con sms minatori da parte del padre della diciottenne. Ma Saqib e Saman si amano, progettano la loro vita. Pubblicano foto sui social, come l’ormai famoso bacio schioccato tra le vie di Bologna, mostrato su TikTok. E proprio quella foto simbolo scatenerà l’ira della famiglia di Saman. Quando lei torna a casa, a Novellara, nella primavera di due anni fa, cade nella trappola e viene ammazzata.