REDAZIONE REGGIO EMILIA

Saman Abbas, la nuova vita del fidanzato: “Aiuterà chi ha sofferto come lei”

Saqib Ayub si costituirà parte civile. Il suo avvocato: “Se otterremo dei soldi, faremo una fondazione per le vittime di matrimoni combinati”. E racconta: “Ora fa il cuoco”

Saman con il fidanzato, che al processo si costituirà parte civile

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Reggio Emilia, 7 febbraio 2023 – Una nuova vita, ‘adottato’ dal suo avvocato, ma sempre nel nome e nel ricordo della sua Saman. Saqib Ayub, il fidanzato della 18enne pakistana uccisa a Novellara, si costituirà parte civile nel processo per l’omicidio che comincia venerdì a Reggio Emilia. "Se mai otterremo dei soldi, li devolveremo ad un’unica causa: creare e aprire una ’Fondazione Saman’ che possa tutelare le vittime dei matrimoni forzati. Questo è il nostro sogno, nonché unico obiettivo oltre ovviamente ad avere giustizia", confida Claudio Falleti, legale di Alessandria, Comune nel quale è anche assessore, ma soprattutto "un secondo padre per Saqib", per usare le sue stesse parole.

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Il giovane pakistano – che abitava in provincia di Frosinone prima che il suo desiderio di costruire un futuro con Saman venisse frantumato per sempre – ora vive in Piemonte. Dove lavora come cuoco in un ristorante. "Non l’ho mai considerato un mio cliente – racconta Falleti – La sua storia mi ha colpito e mi sono subito offerto di aiutarlo, sia dal punto di vista legale sia nella vita. Così io, la mia compagna e tutta la famiglia, lo abbiamo preso sotto la nostra ala protettiva".

Saqib era arrivato in Italia da richiedente asilo per protezione internazionale. "Gli ho dato una mano coi documenti – continua il legale – e nel frattempo ero riuscito a trovare una collocazione per lui in una struttura per rifugiati nell’alessandrino, anche per tutelarlo dopo quello che è successo a Saman.

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Da qualche mese è riuscito ad ottenere finalmente il permesso di soggiorno per cinque anni. E ha trovato lavoro in un ristorante come chef, cucina un’ottima amatriciana, ma anche dei buoni scialatielli. Ora vive in autonomia in un appartamento in Piemonte, ma viene spesso a casa mia. Ha passato il Natale da noi, è come un figlio e gli voglio bene come tale. Merita il meglio, non ha avuto una vita facile...".

Saqib e Saman si erano innamorati. Volevano sposarsi. Ma la famiglia Abbas aveva promesso in sposa la figlia ad un cugino in patria. Per questo Saman era fuggita, rivoltandosi a quella maledetta imposizione, denunciandoli e finendo in una comunità protetta. È in questo periodo che conosce Saqib, in chat, come due normali ragazzi d’oggi. Si incontrano. E si mettono insieme. La famiglia di lei non approva. E arrivano le violente minacce da parte della famiglia Abbas, in Pakistan ai genitori di Saqib e in Italia al ragazzo stesso con sms minatori da parte del padre della diciottenne. Ma Saqib e Saman si amano, progettano la loro vita. Pubblicano foto sui social, come l’ormai famoso bacio schioccato tra le vie di Bologna, mostrato su TikTok. E proprio quella foto simbolo scatenerà l’ira della famiglia di Saman. Quando lei torna a casa, a Novellara, nella primavera di due anni fa, cade nella trappola e viene ammazzata.

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"Saqib ha ancora la paura negli occhi", confida l’avvocato. Ecco perché tra pochi giorni, il ragazzo non sarà in aula. "Andrò solo io. Lui non vuole trovarsi davanti quei mostri", il riferimento a tre dei cinque imputati che saranno presenti in aula: Danish Hasnain – lo zio di Saman, ritenuto l’esecutore materiale dell’assassinio – ai cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq. All’appello mancano la madre Nazia, tuttora latitante, e il padre Shabbar ( in carcere in Pakistan)

E proprio su Shabbar, Falleti tuona: "I dieci rinvii d’udienza per la decisione sull’estradizione sono scandalosi. Ho letto parole inaccettabili da parte del legale difensore di Shabbar, mettendo in discussione la nostra magistratura. Credo che il Governo italiano debba convocare l’ambasciatore pakistano e intervenire". E infine: "L’ambasciatore italiano in Pakistan edovrebbe accogliere la mia richiesta per portare qui i genitori di Saqib. Sono in pericolo e temono ritorsioni dalla famiglia Abbas. Ho anche scritto che sono disposto ad accollarmi le spese per i voli e per ospitarli da me. Chiedo che venga concesso loro un visto turistico. Saqib non li vede da cinque anni".