Tre anni e quattro mesi di condanna, con le attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti, più un risarcimento danni pari a 310mila euro: una pena più severa di quella chiesta dal pm. È il verdetto deciso ieri dal giudice Michela Caputo (foto) per Alberto Sperindeo, 55enne accusato di truffa in concorso con altri: una persona ha già patteggiato, altri sono rimasti ignoti. Secondo la ricostruzione accusatoria, il 55enne e i suoi complici avrebbero raggirato a Luzzara un collezionista reggiano di orologi di lusso. Quest’ultimo aveva messo in vendita tre Rolex del valore di circa 300mila euro, pubblicizzandoli sui siti internet. L’imputato e gli altri avrebbero simulato il pagamento dell’ingente somma con un assegno circolare falso, apparentemente emesso da una banca. Il 55enne avrebbe anche esibito un documento di identità con la propria foto ma i dati anagrafici di un’altra persona, estranea ai fatti. Poi, attraverso il contributo di una terzo uomo, che con un sistema di deviazione di telefonate avrebbe contribuito a eludere le verifiche preventive sulla genuinità del titolo, Sperindeo avrebbe indotto in errore una funzionaria di banca, facendosi dare gli orologi. Per ordire questo raggiro, datato 13 dicembre 2016, Sperindeo, a cui si contesta la recidiva specifica, è accusato di essersi allontanato dai domiciliari a Napoli a cui allora era sottoposto, mentre oggi risulta detenuto per altra causa. Il collezionista si è costituito parte civile affidandosi all’avvocato Salvatore Buccheri: secondo il suo racconto, fu contattato dall’imputato che si era mostrato interessato all’acquisto degli orologi, si erano accordati sul prezzo per poi incontrarsi in banca e verificare che l’assegno fosse vero attraverso un benefondi. Ieri il pm ha chiesto una condanna di 2 anni e 8 mesi. La difesa, affidata all’avvocato Rosa Apadula, ha chiesto in primo luogo l’assoluzione "perché il fatto non sussiste", ritenendo che le tre accuse non fossero provate; in subordine, il minimo della pena e i benefici di legge. Nell’arringa ha sostenuto che l’assegno non fosse falso, che la banca aveva dato l’ok e dunque il collezionista ha incassato e venduto gli orologi. Ha anche richiamato la testimonianza di un maresciallo secondo cui quella banca aveva subito tra il 2016 e il 2017 truffe tramite assegni clonati per 2,5 milioni: "Non è concepibile che un istituto di credito raggirato non abbia fatto approfondimenti su identità delle persone e bontà degli assegni". L’avvocato Apadula, interpellata dopo la sentenza, dichiara: "Valutereremo un eventuale ricorso in Appello dopo la lettura delle motivazioni, che saranno depositate entro 90 giorni".
CronacaRolex, truffa a un collezionista: "Assegno falso per 300mila euro"