A nove anni di distanza da quella fredda giornata di fine autunno, è stata ricordata la figura di Rachida Rida, la giovane mamma di 35 anni, uccisa dal marito, Mohamed El Ayani, tuttora in carcere a espiare la condanna, nella loro abitazione a Sorbolo Levante di Brescello. Nessuna cerimonia ufficiale, neppure in occasione della Giornata contro la violenza alle donne, celebrata sei giorni dopo l’anniversario di quel gravissimo fatto di sangue avvenuto nel paese tra l’Enza e il fiume Po. Ma un gruppo di cittadini di Sorbolo e di Brescello, che avevano conosciuto e apprezzato il carattere dolce e gentile di Rachida, ha voluto ricordarla con un momento spontaneo di raccoglimento, nel parco a lei dedicato alcuni anni fa, proprio a Sorbolo, un luogo di ritrovo e un punto di riferimento per bambini e famiglie della zona.
Il marito l’avrebbe voluta punire per essersi ribellata ai maltrattamenti, avviando le pratiche per la separazione. Inoltre, pare che avesse l’intenzione di abbracciare la religione cattolica. Una situazione neppure immaginabile dal marito, islamico convinto. E la scelta di Rachida l’aveva di fatto isolata, tanto che dopo la sua morte erano serviti quasi due mesi per poter eseguire la sepoltura, visto che nessuno si era fatto avanti, fra i suoi parenti, per occuparsi delle pratiche funerarie. Un piccolo gruppo di cittadini ha rivolto una preghiera in sua memoria, accanto alla targa nel parco che riporta il suo nome, in memoria di una donna coraggiosa, che nove anni fa ha pagato con la vita una scelta di libertà e di indipendenza.
Antonio Lecci