![di Luca Vecchi (*) Ricordo molto bene la notte del 28 gennaio 2015. Non è raro per un sindaco essere svegliato... di Luca Vecchi (*) Ricordo molto bene la notte del 28 gennaio 2015. Non è raro per un sindaco essere svegliato...](https://www.ilrestodelcarlino.it/image-service/view/acePublic/alias/contentid/NjdlYzdkZTMtZWU0Mi00/0/ricordo-bene-quella-notte-in-cui-mi-svegliarono-momento-che-ha-fatto-la-storia-della-comunita.webp?f=16%3A9&q=1&w=1280)
di Luca Vecchi (*) Ricordo molto bene la notte del 28 gennaio 2015. Non è raro per un sindaco essere svegliato...
di Luca Vecchi (*)
Ricordo molto bene la notte del 28 gennaio 2015. Non è raro per un sindaco essere svegliato durante la notte. Accade sempre al verificarsi di fatti rilevanti, straordinari, talvolta drammatici.
Quella notte era in corso il blitz delle forze dell’ordine per dare esecuzione a centinaia di provvedimenti di custodia cautelare. Veniva alla luce in tutta la sua evidenza l’esito dell’inchiesta Aemilia. Reggio Emilia era chiamata a fare i conti con la più grande inchiesta di Ndrangheta del Nord Italia.
Da allora sono passati dieci anni. Processi e sentenze nei diversi gradi di giudizio fino in cassazione, altri filoni di indagine giunti a sentenza, hanno sancito, una verità giudiziaria e storica inequivocabile, la presenza di una associazione ndranghetista, hanno emesso condanne, hanno tracciato il perimetro quantitativo e qualitativo dell’infiltrazione nelle nostre terre.
Ci sono vicende e passaggi nella storia di una comunità in cui la sfida si fa inedita, complessa, e non scontata nel suo esito. Ma sono quelli i momenti che fanno la storia, che segnano la cifra della solidità etica e morale di una comunità, la direzione che si decide di intraprendere.
C’è un prima e un dopo Aemilia per la nostra terra.
Ho vissuto in prima linea ogni passo di quella fase insieme ad una generazione di sindaci, dí amministratori, chiamati a misurarsi con una sfida di complessità inedita.
Le associazioni sindacali e di impresa, insegnanti e dirigenti scolastici, studenti, cittadini, le associazioni antimafia, giornalisti e intellettuali. Forze politiche e associazionismo diffuso.
Sarebbe ingeneroso a distanza di anni non riconoscere il valore di una reazione, di una crescita di consapevolezza, di un impegno e di un protagonismo civico che in fondo hanno tessuto la tela di un’esperienza collettiva importante per la comunità.
La decisione di realizzare a Reggio il processo, la costituzione di parte civile di tutte le istituzioni, il lavoro nelle scuole sulla cultura della legalità, l’ascolto del contributo di tutte le migliori competenze del paese impegnate sul fronte antimafia.
L’esperienza unica in Italia dei protocolli di legalità sottoscritti insieme alla prefettura.
Le interdittive della prefettura.
Ed ancora il valore dei beni confiscati, oggi a dieci anni di distanza, più che mai attuale come sfida.
Va riconosciuto il merito dei tanti magistrati, esponenti delle forze dell’ordine, prefetti. Sono loro che hanno aperto la strada contribuendo a scuotere una terra che mai avrebbe pensato di doversi misurare con il fenomeno della grande criminalità organizzata.
È da questa iniziativa che la presunzione degli anticorpi ha sbattuto la faccia contro la cruda realtà di una vicenda inaspettata.
Si è discusso a lungo dei limiti e delle sottovalutazioni che per troppo tempo hanno fatto breccia. Non di meno sarebbe ingeneroso non riconoscere la forza e l’integrità di una reazione, di una crescita di consapevolezza, oggettivamente di un cambio di pelle, che forse non è stato pari in altri contesti del paese.
A distanza di tanto tempo c’è una domanda che credo dobbiamo porci senza indugio. Abbiamo fatto o no i conti con la nostra storia, ne abbiamo colto il significato, la gravità, le origini e le cause? Evitando la deriva della sottovalutazione e dell’indifferenza?
Io penso di sì. L’abbiamo fatto, in tanti, in tanti diversi ruoli. Pubblici e privati. L’abbiamo fatto con la schiena dritta.
E dobbiamo continuare a farlo con la consapevolezza della strada percorsa e con la lucidità necessaria a vedere, anche nei fatti recenti, che il tragitto non è compiuto e che questo cammino collettivo deve continuare all’altezza della storia migliore della nostra città.
(*) ex sindaco
di Reggio Emilia e capo di gabinetto in Regione